Walter Zenga – Sport
Guardiamoci le spalle e rimbocchiamoci le mani.
Guardiamoci le spalle e rimbocchiamoci le mani.
Prima di entrare in campo sto con la testa china. Nessun pensiero, solo fischietto, taccuino e orologio.
Dicono che soltanto tre persone abbiano interamente capito la teoria della relatività di Einstein. Ma tutti gli allenatori di football sono convinti che nulla sia difficile come giocare terzino nel campionato americano… gli orologi non fanno mischie difensive, i regoli non affondano attacchi e Einstein aveva l’intera giornata per lanciare. E = m c2 non alterna le marcature.
Chi crede tra i presenti che il Giappone andrà a vincere il Mondiale? Colui che lo crede alzi la mano. Che cosa? Nessuno? Ma tutti devono alzare la mano!
Amato “stivale italico” ricorda sempre che fu il Magico Grifone Genoano a metterti gli scarpini.
Perché recitare, fingere di essere quello che non sono non fa parte del mio sangue, io sono quello che la gente vede, senza filtri né maschere. Perché lo so bene che nella vita, come nel calcio, i palloni gonfiati fanno poca strada.
Il calcio è cambiato in modo sconvolgente. A partire dagli anni Novanta esso è stato attraversato da una netta svolta modernizzatrice che ha trasformato uno sport dalla radice fortemente ludica in un fenomeno dall’elevato profilo industriale. La mutazione genetica da rito collettivo animatore di passione popolare a complesso d’attività altamente razionalizzate e finalizzate alla produzione di utilità è collettivamente percepita, oltreché generalmente vissuta, come un arretramento qualitativo e sentimentale rispetto alla versione originaria del gioco.