Williams Verta – Libri
Sono un libro con le pagine incollate, non riesco a farmi sfogliare.
Sono un libro con le pagine incollate, non riesco a farmi sfogliare.
L’odore di un vecchio libro riempie un giovane silenzio.
Ma se discuterne soltanto non serve a nulla, se agire per qualcosa che ha il suono di “rivoluzione” fa ridere anche i sassi, se non ci lasciano spazio, se nessuno si aspetta di più da noi, cosa ci resta da fare?
Io una volta sognavo sempre mio nonno materno, l’unico che conobbi.Ogni tanto, in sogno, questo nonno mi dava certi numeri sicuri, ma io non li capivo mai bene, oppure appena mi svegliavo me li scordavo. Poi non si fece vedere più e io, non so perché, mi misi in testa che forse non voleva più usare un mezzo di comunicazione di massa così antico, qual è il sogno. E una notte, obbedendo a un richiamo, scesi dal letto, accesi la televisione e cominciai a cercare. Non mi ero sbagliato.Infatti dopo un po’ vidi la sua faccia di napoletano dell’800, i suoi baffi guappeschi. Stavolta non era come in sogno, l’immagine era chiara, l’audio era perfetto.Insomma era l’occasione per avere tre numeri precisi, il nome di un cavallo, una schedina da un miliardo.Ma feci un grosso errore. Anziché pensare subito a queste cose serie, volli prima avere qualche risposta alle antichissime e inquietanti domande che si è sempre posto l’uomo: il mistero della nascita dell’universo, il fondamento della teoria aristotelica sulla nascita di Dio. Dissi: prima del terno sicuro, voglio notizie di prima mano sull’immortalità dell’anima.Dietro mia insistenza, il nonno mi stava per rivelare i misteri dell’aldilà, quando improvvisamente mi disse che lo chiamavano dalla regia. Alzò la cornetta del telefono e cominciò a fare di sì con la testa, proprio come fanno quelli del telegiornale. Quando riattaccò, disse che dalla regia avevano detto che su quelle cose non poteva dire niente, poteva dare solo i numeri e i cavalli.Dissi: va bene, per adesso mi servono almeno cinquecento milioni, il mistero della vita e della morte lo posso scoprire dopo che mi sono comprato una bella macchina nuova e una villa a Capri. Ma dovette succedere qualcosa all’antenna. Il nonno sparì nell’effetto nebbia e non lo ritrovai più.
Quando mio padre cospirava, non era per l’Imperatore, ma contro i Borboni, perché mio padre aveva in sé questo di terribile, che non combattè mai per le utopie non realizzabili, ma per le cose posibili, e applicò alla riuscita di queste le terribili teorie della Montagna, senza indietreggiare di fornte a qualunque ostacolo.
Capisci di aver letto un buon libro quando giri l’ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico.
Klaus: non sai chi sono ragazzina? Vado a passeggio con il diavolo, se ti sposti ti concederò una morte rapida!
L’odore di un vecchio libro riempie un giovane silenzio.
Ma se discuterne soltanto non serve a nulla, se agire per qualcosa che ha il suono di “rivoluzione” fa ridere anche i sassi, se non ci lasciano spazio, se nessuno si aspetta di più da noi, cosa ci resta da fare?
Io una volta sognavo sempre mio nonno materno, l’unico che conobbi.Ogni tanto, in sogno, questo nonno mi dava certi numeri sicuri, ma io non li capivo mai bene, oppure appena mi svegliavo me li scordavo. Poi non si fece vedere più e io, non so perché, mi misi in testa che forse non voleva più usare un mezzo di comunicazione di massa così antico, qual è il sogno. E una notte, obbedendo a un richiamo, scesi dal letto, accesi la televisione e cominciai a cercare. Non mi ero sbagliato.Infatti dopo un po’ vidi la sua faccia di napoletano dell’800, i suoi baffi guappeschi. Stavolta non era come in sogno, l’immagine era chiara, l’audio era perfetto.Insomma era l’occasione per avere tre numeri precisi, il nome di un cavallo, una schedina da un miliardo.Ma feci un grosso errore. Anziché pensare subito a queste cose serie, volli prima avere qualche risposta alle antichissime e inquietanti domande che si è sempre posto l’uomo: il mistero della nascita dell’universo, il fondamento della teoria aristotelica sulla nascita di Dio. Dissi: prima del terno sicuro, voglio notizie di prima mano sull’immortalità dell’anima.Dietro mia insistenza, il nonno mi stava per rivelare i misteri dell’aldilà, quando improvvisamente mi disse che lo chiamavano dalla regia. Alzò la cornetta del telefono e cominciò a fare di sì con la testa, proprio come fanno quelli del telegiornale. Quando riattaccò, disse che dalla regia avevano detto che su quelle cose non poteva dire niente, poteva dare solo i numeri e i cavalli.Dissi: va bene, per adesso mi servono almeno cinquecento milioni, il mistero della vita e della morte lo posso scoprire dopo che mi sono comprato una bella macchina nuova e una villa a Capri. Ma dovette succedere qualcosa all’antenna. Il nonno sparì nell’effetto nebbia e non lo ritrovai più.
Quando mio padre cospirava, non era per l’Imperatore, ma contro i Borboni, perché mio padre aveva in sé questo di terribile, che non combattè mai per le utopie non realizzabili, ma per le cose posibili, e applicò alla riuscita di queste le terribili teorie della Montagna, senza indietreggiare di fornte a qualunque ostacolo.
Capisci di aver letto un buon libro quando giri l’ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico.
Klaus: non sai chi sono ragazzina? Vado a passeggio con il diavolo, se ti sposti ti concederò una morte rapida!
L’odore di un vecchio libro riempie un giovane silenzio.
Ma se discuterne soltanto non serve a nulla, se agire per qualcosa che ha il suono di “rivoluzione” fa ridere anche i sassi, se non ci lasciano spazio, se nessuno si aspetta di più da noi, cosa ci resta da fare?
Io una volta sognavo sempre mio nonno materno, l’unico che conobbi.Ogni tanto, in sogno, questo nonno mi dava certi numeri sicuri, ma io non li capivo mai bene, oppure appena mi svegliavo me li scordavo. Poi non si fece vedere più e io, non so perché, mi misi in testa che forse non voleva più usare un mezzo di comunicazione di massa così antico, qual è il sogno. E una notte, obbedendo a un richiamo, scesi dal letto, accesi la televisione e cominciai a cercare. Non mi ero sbagliato.Infatti dopo un po’ vidi la sua faccia di napoletano dell’800, i suoi baffi guappeschi. Stavolta non era come in sogno, l’immagine era chiara, l’audio era perfetto.Insomma era l’occasione per avere tre numeri precisi, il nome di un cavallo, una schedina da un miliardo.Ma feci un grosso errore. Anziché pensare subito a queste cose serie, volli prima avere qualche risposta alle antichissime e inquietanti domande che si è sempre posto l’uomo: il mistero della nascita dell’universo, il fondamento della teoria aristotelica sulla nascita di Dio. Dissi: prima del terno sicuro, voglio notizie di prima mano sull’immortalità dell’anima.Dietro mia insistenza, il nonno mi stava per rivelare i misteri dell’aldilà, quando improvvisamente mi disse che lo chiamavano dalla regia. Alzò la cornetta del telefono e cominciò a fare di sì con la testa, proprio come fanno quelli del telegiornale. Quando riattaccò, disse che dalla regia avevano detto che su quelle cose non poteva dire niente, poteva dare solo i numeri e i cavalli.Dissi: va bene, per adesso mi servono almeno cinquecento milioni, il mistero della vita e della morte lo posso scoprire dopo che mi sono comprato una bella macchina nuova e una villa a Capri. Ma dovette succedere qualcosa all’antenna. Il nonno sparì nell’effetto nebbia e non lo ritrovai più.
Quando mio padre cospirava, non era per l’Imperatore, ma contro i Borboni, perché mio padre aveva in sé questo di terribile, che non combattè mai per le utopie non realizzabili, ma per le cose posibili, e applicò alla riuscita di queste le terribili teorie della Montagna, senza indietreggiare di fornte a qualunque ostacolo.
Capisci di aver letto un buon libro quando giri l’ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico.
Klaus: non sai chi sono ragazzina? Vado a passeggio con il diavolo, se ti sposti ti concederò una morte rapida!