Giovanni Melucci – Figli e bambini
Lo sguardo di un bambino povero e infelice fa vivere il mio cuore nella miseria.
Lo sguardo di un bambino povero e infelice fa vivere il mio cuore nella miseria.
Dobbiamo essere sempre vivi. Vivi con il cuore. Vivi con la mente. Solo così possiamo dare ciò che abbiamo.
Per punirli non servono le mani, per farci ascoltare ci vuole amore e tanta pazienza.
Tante persone parlano, parlano, parlano, ma poi alla fine sono solo segnali di fumo indecifrabili.
“Che palle, sta storia.” Sta storia è la sua storia, la nostra storia, ma lui non vuole sentirla. Da piccolo era più curioso, più coraggioso, faceva qualche domanda in più. Guardava quel padre ragazzo, quella fotografia di Diego sul frigorifero, tenuta da una calamita, ingiallita dai vapori della cucina. Mi stringeva, mi restava addosso. Crescendo non ha più chiesto nulla. Il suo universo s’è ristretto ai suoi bisogni, ai suoi piccoli egoismi. Non ha voglia di complicarsi la vita, i pensieri. Per lui suo padre è Giuliano, è lui che lo ha accompagnato a scuola, che lo ha portato dal pediatra. È lui che gli ha dato quello schiaffo al mare, la volta che si è tuffato con poca acqua sotto.
Datemi una dozzina di bambini normali, ben fatti, e un ambiente opportuno per allevarli e vi garantisco di prenderne qualcuno a caso e di farlo diventare qualsiasi tipo di specialista, che io volessi selezionare: dottore, avvocato, artista, commerciante e perfino accattone e ladro, indipendentemente dalle sue attitudini, simpatie, tendenze, capacità, vocazioni.
I bambini hanno sguardo e memoria, anche quando sembra che non osservino.