Raffaele Caponetto – Figli e bambini
Dio non abbandona mai i suoi figli, mentre i figli abbandonano i loro padri.
Dio non abbandona mai i suoi figli, mentre i figli abbandonano i loro padri.
Ho voglia di vedere tutto con gli occhi di un bambino. Con quella ingenuità, quella purezza di chi si affaccia al mondo e scopre le sue meraviglie. E invece vedo solo il marcio, e anche lo sguardo di un bambino non mi intenerisce più. Non mi smuove animo di pace, ma anzi acuisce un dolore che non so spiegare fino in fondo. I bambini sono il nostro futuro. E io non vedo futuro. Siamo soli, e siamo gli ultimi. Finalmente.
Negli abbracci dei bambini si trovano le più sincere dimostrazioni d’affetto.
I bambini andrebbero visti come degli insegnanti di semplicità, non come dei contenitori di rimpianti. Si dovrebbe far loro credere che da grandi possano davvero diventare astronauta o ballerina, che un anziano obeso vestito di rosso possa cavalcare il cielo per consegnar loro doni, che un ratto possa barattare soldi per un dente, che il bacio della mamma sia lenitivo di ogni ferita, che il babbo sia capace di rubargli il naso tra due dita, che le nuvole siano soffici, che l’orco esista realmente, ma che una tenue luce sul comodino possa tenerlo lontano di notte, che la siringa non abbia l’ago, che non esistano bambini diversi. Se prendi un’illusione dalle tasche di un bambino, ricorda che stai rimuovendo un colore dal suo arcobaleno.
Quindi figlio unico giocavo a palla da solo contro il muro e qualche volta paravo, avevo anche una mania: provavo a sentirmi sempre libero.
Non mi raccontare le favole, non sono più una bambina!
Quando ero triste, mia madre mi diceva di chiudere gli occhi e di pensare a una cosa bella. Ora ho gli occhi chiusi e penso a lei.