Nino Salvaneschi – Frasi sulla Natura
Noi non siamo nati per morire. Ma per vivere anche nell’umanità. Nessuno è eterno quaggiù, ma ognuno di noi concorre, sia pure in minima parte, al progresso del mondo.
Noi non siamo nati per morire. Ma per vivere anche nell’umanità. Nessuno è eterno quaggiù, ma ognuno di noi concorre, sia pure in minima parte, al progresso del mondo.
La vita è come l’arcobaleno: spunta all’improvviso dopo che un raggio di sole illumina la pioggia e, come il suo arco inizia da un punto, è destinato a terminare in un altro.
Quando un bruco diventa farfalla e impara a volare, allora non vorrà più tornare indietro… Ma vorrà volare sempre più in alto.
Sono molti gli autoinganni, e servono solo ad uno scopo: proteggersi. Dalla realtà che non si vuole accettare, da un pericolo che è solo dentro il cuore di chi lo pensa e mai all’esterno. Qualcuno ha detto che “mangiare” una persona significa diventare come lei, e in virtù della sua autorità è stato ascoltato. È semplicemente un suggerimento per fuggire dalla realtà, da quello che si è, non cambiarla, neanche in meglio. Per quante illusioni si creino, si vive nella realtà fatta di leggi, fisiche, meccaniche, geometriche, armoniche. Una legge morale, se non tiene conto di queste su cui si basa il mondo, diventa autodistruzione, alimenta la ritirata di fronte al peggiore nemico della sopravvivenza, se stessi. Una maschera non diventa essere, nemmeno scambiando, convertendo la definizione tra le due. Diventa apparenza, qualcosa di cui si è in parte orgogliosi davanti ad uno specchio di vetro, ma niente di più. Si appare secondo un desiderio, ma non si vive, non si concretizza, se non secondo l’effimera apparenza di cui ci si veste. Nel fondo, nell’anima, qualcosa si conosce, si sa. E ci si cammina insieme, con questo senso di nebulosa evidenza, è sempre lì e non si sfugge. Ecco perché qualcuno con uno specchio diverso dal vetro è come un nemico da combattere, per opporsi alla realtà che non piace, agli scambi che la vita non sopporta, allo spirito estratto dall’essere, quello vero, che il sangue non sostiene, un cuore di massa critica per il petto. Ecco qui, il male da cui Dio non può tornare indietro, perché ha attivato reazioni delle leggi fisiche a cui persino Lui doveva stare attento; un sistema si deve trattare secondo la sua natura, non poteva veramente fare “tutto” quello che voleva, nemmeno per amore del Figlio.
Non è stato l’uomo a insegnarmi la vita più profonda. È stata la natura con la sua poesia.
Poiché il paesaggio non è soltanto belvedere di albe e tramonti, ma anche esito di braccia, utensili, intelligenze.
E che è l’istinto se non lo specchio fedele, se non ciò che obbedisce in corrispondenza a tutte le manifestazioni della natura?