Giuseppe Romano (Jioriu) – Guerra & Pace
Le stragi, le sopraffazioni, le guerre, tutto ciò che dietro di se lascia l’abbraccio violento della morte non potrà mai essere considerato giusto.
Le stragi, le sopraffazioni, le guerre, tutto ciò che dietro di se lascia l’abbraccio violento della morte non potrà mai essere considerato giusto.
Per il futuro non so quale sarà quel prezioso bene economico che gli uomini si contenderanno per accaparrarselo, ma una cosa è certa: quando nel mondo rimarrà l’ultima pozzanghera d’acqua, arriverà un uomo con una clava intelligente e dirà che quella pozzanghera è sua.
Un prigioniero di guerra è un uomo che cerca di ucciderti, non ci riesce, dopo di che ti chiede di non ucciderlo.
Il popolo freme, sussurra, si accalca, brontola, strepita, acclama, fischia, deride, dileggia, minaccia, ondeggia, schiamazza, si indigna, avanza. E poi torna a casa per cena.
Militare non vuol dire necessariamente di guerra, perchè se i mezzi meccanici sono stati impiegati per circa dieci anni durante le due Guerre Mondiali del secolo appena trascorso, è altrettanto vero che sono stati al servizio di tutti negli altri novant’anni di pace.
In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive, di come si muore.Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà.La resa ed il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo.
La guerra è l’unica speranza che ha l’uomo di annientarsi.