Michael Franti – Guerra & Pace
Quando qualcuno uccide un poliziotto dicono che è colpa di una canzone. Che musica ascoltavano quando hanno bombardato l’Iraq?
Quando qualcuno uccide un poliziotto dicono che è colpa di una canzone. Che musica ascoltavano quando hanno bombardato l’Iraq?
La follia di un élite può persuadere la folla verso le proprie ragioni, per quanto pesate singolarmente apparirebbero per ciò che sono: abomini umani. Eppure riesce a dissuadere la coscienza del singolo tra la folla che ciò che si sta compiendo non è nelle sue possibilità. La follia assume l’enorme mostruosità della guerra, del razzismo, dei massacri, del pregiudizio che diventa la distanza tra l’essere degno di stima e l’essere sotto terra. Siamo lontani anni da tutto questo, ma non distanti dal ricordo e dalla presenza di numerosi focolai di intolleranza, più o meno estesi, diffusi nel pianeta. Solo la coscienza di essere nati nello stesso modo di ogni altro essere umano, avere sogni e disperazioni, voglia e aspettative, può indurci ad apprezzare la vita e chi ci circonda, e far sì che giorni come quello che si ricorda oggi 27 Gennaio, non facciano più ritorno.
Il potere si può ottenere anche alla cooperazione di gente da poco, ma guai a colui che, una volta ottenuto il comando, gestisce la situazione raggiunta con persone non all’altezza dei propri compiti.
Perché una guerra sia giusta sono necessarie tre cose: la prima, l’autorità del sovrano; la seconda, una giusta causa; la terza una giusta intenzione.
La tua tradizione è una bomba, attento soldato i miei martiri ti girano attorno, presto la tua guerra avrà una musica che non potrai sentire.
Vi sono guerre che non hanno né vinti né vincitori. E non lasciano cadaveri sul campo di battaglia.
Suono di Tamburi, Squillo di Trombe, andate in “Guerra” la “Pace” è lontana. Tanto sognata mai arrivata. Il cuore si innalza al gesto clemente, una smorfia dilaga su un viso corrente.