Richard Steele – Lavoro
L’insopportabile fatica di non far niente.
L’insopportabile fatica di non far niente.
Un lavoro oneroso per un uomo coraggioso.
Le opportunità non si aspettano, si creano. Mi dispiace per chi vive di competizione e non crede nella collaborazione.
Mi rammentano che ai giorni nostri il padrone non esiste più e che l’operaio s’interfaccia con il “Direttore Risorse Umane”. Beh, non c’è che dire! Farsi apprezzare non più come “Essere Umano”, ma come “Risorsa Umana” dev’essere stata una grande conquista e un bel guadagno.
Nell’esercizio anche del più umile dei mestieri, lo stile e il modo sono decisivi.
Il mio lavoro spesso non piace a chi mi comanda. Se comando io spesso i miei dipendenti non mi obbediscono. Mi licenzio spesso nei due casi. Per lo stesso motivo né chiedo elemosina né la faccio. Alla lotteria non vinco. La fiducia in me stesso è incrollabile, ma non ho speranze. Mi piace essere, ma non è un lavoro.
Ho vent’anni, sono bella, intelligente e dinanzi a me vedo paura e buco nero, con il rischio di finire con un lavoro che abbia come sfondo il contratto a tempo determinato.