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Joss Whedon – Libri

– Quel ragazzo inglese… è un vampiro?- Spike? È uno di noi, lui ha un’anima. Ha dovuto attraversare un’agonia inimmaginabile per riaverla. Per amore. Un amore non corrisposto per una donna destinata ad uccidere la sua specie. E adesso il nostro eroe tormentato combatte per la giustizia, il suo fascino malandrino e il suo aspetto esteriore da duro nascondono un cuore infranto nobile e buono.

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    Lui – Dove sono gli occhi tuoi neri,e il profilo tuo da Dea,mi consumo nell’idea,di poterli riveder.Lei – Sono azzurri ora i miei occhi,poiché ho le lenti a contatto,ed il naso l’ho rifatto,deh riconoscimi o mio amor.Lui – Piû non vedo la tua boccapiccolo biocciolo di rosache baciavo voluttuosa.E il tuo virginale senoche tenevo in una manoor mi sembra assai più grandequattro volte crebbe almeno.Lei – Oh mi turba quel ricordoma son io sempre la stessala mia bocca è un po’ più grossaed il seno mio trabocca.Mi cambiò il siliconema non cambiò mai la mia passione.[cantano] Oh, il nostro amor non invecchierà [maie insieme a lui non invecchieremo noianche se non so più chi sonoe non so più chi tu sei.Lei – Il to cuore batte in petto,del tuo ardore sento il suonoma non riconosco il toccodella tua virile mano.Lui – Il mio cuore vecchio e stancosubì un abile trapiantoe la mano non è miaè sintetica, è una protesi.Fu recisa in un duellonel giardin di Fontainebleauun chirurgo la riattaccò.Lei – Oh destino sciaguratocosì tanto ci ha cambiato.Aspettando in speme e piantoanch’io subii un trapiantoe cambiai tre volte sesso,ma il mio amore per te è lo stesso.Lui – Oh destino sciaguratocosì tanto ci ha mutato.Più nasconderlo non possoti dirò la verità.Il tuo amore no, non sonoIl tuo amor morì soldatoma una goccia del suo sanguefu clonata ed io son natocopia esatta e replicantedel tuo antico dolce amante.E l’amor restò ugualenon respingermi anche seio non son l’originale.Lei – Questa verità segretail mio cuore indora e allietaNeanch’io son la tua amatama una copia assai riuscita.Lei la tisi consumòio polmoni non ne ho.O mio ben fai ciò che vuoicon i materiali miei.Il mio cuore tuo saràai voleri tuoi mi arrendoio ti giuro fedeltàecco il mio telecomando.[insieme] il nostro amor non invecchierà maie insieme a lui non invecchieremo noi.[lei inizia a perdere la voce, come se le si scaricasse la pila, come un disco a trentatré giri]Lui – Mimì… Violetta [al pubblico] la pila non le lascia… che poche ore…Lei – Amore… muoio… mi scarico… maledetti!Povera vita mia,ero ancora in garanzia.Dal Libro Le Beatrici.

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    Da qualche parte, e in modo invisibile, le nostre famiglie infelici ci hanno passato un istinto irrimediabile a credere che la vita sia un’esperienza immensa. Tanto più modesta è stata qualsiasi consuetudine che ci hanno trasmesso, tanto più profondo è stato, ogni giorno, il loro richiamo sotterraneo a un’ambizione senza limiti – un’attesa di senso quasi irragionevole. Così ci siamo accostati al mondo, fin da bambini, con il preciso intento di restituirlo alla sua grandezza. Lo pretendiamo giusto, nobile, fermo nel tendere al meglio e inarrestabile nel suo cammino di creazione. Questo fa di noi dei ribelli, e dei diversi. Il mondo fuori ci appare per lo più un compito umiliante, arido, del tutto inadeguato alle nostre aspettative. Nelle vite di quelli che non credono vediamo la routine dei condannati, e in ogni loro singolo gesto scorgiamo la parodia dell’umanità che sogniamo. Qualsiasi ingiustizia è un’offesa alle nostre attese – lo è ogni dolore, malvagità, miseria d’animo, bruttura. Lo è qualsiasi passaggio a vuoto del senso – e ogni uomo senza speranza, o nobiltà. Ogni gesto meschino. Ogni istante perduto.