Lorenza Ghinelli – Libri
Enoch non ha pensieri. È fatto di squame, denti e istinto.
Enoch non ha pensieri. È fatto di squame, denti e istinto.
Dove inizia la fine del mare? O addirittura: cosa diciamo quando diciamo: mare? Diciamo l’immenso mostro capace di divorare qualsiasi cosa, o quell’onda che ci schiuma intorno ai piedi? L’acqua che puoi tenere nel cavo della mano o l’abisso che nessuno può vedere? Diciamo tutto in una sola parola o in una sola parola tutto nascondiamo? Sto qui, a una passo dal mare, e neanche riesco a capire, lui, dov’è. Il mare. Il mare.
“Ha una brutta faccia.” Sentenziò.”Indigestione” Replicai.”Di cosa?””Di realtà.”
Mi chinai a sfiorargli le labbra morbide. Col secondo bacio gli morsi leggermente il labbro superiore, facendolo gemere. Mi ricambiò prendendomi il viso tra le mani, come per bermi, teneramente, bramosamente, come per assaporare un vino pregiato fino all’ultima goccia.
Nella sua testa ora c’erano solo la rabbia e questo sciocco vuoto da dove premeva il dolore.
“Quante volte” chiesi disinvolta.”Come?” Sembrava l’avessi distolto da chissà quale catena di pensieri.Non mi voltai. “Quante volte sei venuto qui?”.”Vengo a trovarti quasi tutte le notti”.Mi voltai di scatto, stupita: “Perché?””Sei interessante quando dormi”. Lo diceva come se niente fosse. “Parli nel sonno”.”No!” Sbottai, rossa di vergogna fino ai capelli.Era dispiaciuto, glielo leggevo negli occhi. “Sei tanto arrabbiata con me?””Dipende!” Mi sentii come se qualcuno mi avesse rubato l’aria.Aspettò che chiarissi.”Da…” mi sollecitò dopo un po’.”Da quel che hai sentito!” Strillai.All’istante, in silenzio si materializzò al mio fianco e mi prese le mani con delicatezza.”Non essere così sconvolta” Si chinò su di me e da pochi centimetri di distanza mi fissò negli occhi.Ero imbarazzata, e cercai di distogliere lo sguardo.”Ti manca tua madre” sussurrò.”E che altro?”Sapeva dove volevo arrivare. “Hai pronunciato il mio nome” ammise.Sospirai, rassegnata: “Tante volte?””Quante sarebbero precisamente – tante-?””Oh, no!” Chinai la testa.”Non prendertela con te stessa” mi sussurrò in un orecchio. “Se fossi capace di sognare, sognerei te. E non me ne vergogno”.
Un libro avvincente ti prende per mano e ti conduce nel suo ventre e tu diventi il suo segnalibro con le tue impronte che lasci salendo un gradino per volta, sfogliandolo.