Anna Maria D’Alò – Libri
Un libro è un caldo rifugio in cui immergersi nelle notti insonni, per sognare ad occhi aperti.
Un libro è un caldo rifugio in cui immergersi nelle notti insonni, per sognare ad occhi aperti.
È più facile affermare l’inesistenza di ciò che turba che ammettere la sua esistenza.
Voglio comprare una scatola, di quelle di cartone rigido coi disegni dei fiori sopra. Grande, grandissima, per metterci dentro le cose che da quest’anno non userò più. Perché mi sento un po’ più grande. Sono tante, quelle cose. Per esempio le Bratz, le Winx, i libri di Lupo Alberto, le magliette di Pinko Pallino che mia mamma mi comprava sempre anche se a me facevano rabbia, i diari segreti quelli col lucchettino che ho riempito di adesivi e scrittine varie, i libri di Geronimo Stilton, i dvd dei cartoni animati, le foto delle elementari, il calendario con la mia faccia di quando avevo cinque anni, vestita da Carnevale, bruttissima, la scatola con le perline per fare i braccialetti, il matitone di plastica delle Bratz, l’astuccio con le matite di cera, i cerchietti per i capelli coi fiori di plastica. Tutto quello che ora mi sembra inutile. Anche se ho quasi quattordici anni! Mi sento diversa da quando quelle cose mi sembravano tutto.
Il ricordo ti appartiene, non bisogna allontanarlo, perché più lo fai e più ritorna, ma lascialo danzare nella tua mente. Infine si adagerà come una farfalla sui fiori del tuo passato per farne parte senza ferire, ma lasciando solo il profumo del nettare del tuo passaggio.
Ma ciò che a Laila bruciava, era che la mamma non si era guadagnata il diritto di avere ragione. Sarebbe stata una cosa diversa se fosse stato Babi a sollevare il problema. Tutti quegli anni lontana, rinchiusa nella sua stanza, senza curarsi mai di dove sua figlia andasse, chi incontrasse e cosa pensasse… Era ingiusto. Sentiva di non valere molto di più di tutte quelle pentole e padelle, di essere qualcosa che poteva essere ignorato e su cui poi, capricciosamente, vantare di nuovo dei diritti, a seconda dell’umore.
Occhi, guardatela un’ultima volta, braccia, stringetela nell’ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa.
Sono convinto che l’eccessiva produzione letteraria sia un’offesa sociale.