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Lev Nikolaevic Tolstoj – Libri

Proprio allora aveva tentato di fare ciò che tentava di fare per la decima volta in quei tre giorni: ritirare le cose sue e dei bambini per portarle dalla madre, e ancora una volta non aveva potuto decidersi a questo. Ma anche adesso, come le volte precedenti, diceva a se stessa che le cose non potevano restare così, che lei doveva fare qualcosa, castigarlo, svergognarlo, vendicarsi almeno in minima parte del dolore che lui le aveva dato. Continuava a dirsi che l’avrebbe lasciato, ma sentiva che ciò era impossibile. Era impossibile, perché lei non poteva disabituarsi a considerarlo suo marito e ad amarlo.

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    Era una notte di ottobre, nel cielo c’era la luna piena, il mare aveva grandi onde che si infrangevano rumorose, una dopo l’altra, sulla sabbia.Nell’aria percepivo qualcosa di diverso. Accade sempre così quando c’è l’alta marea e le onde crescono sotto l’influsso della luna.Abitando in riva al mare, dove sono nato, ho sempre avvertito i più lievi cambiamenti del tempo, il nascere del vento e il formarsi delle maree. Quella notte mi sentivo pervaso da una grande ansia e da una solitudine infinita. Quante volte questi pensieri di malinconia, nostalgia. Rimpianto mi trovavano spaventato e solo a do mandarmi: Perche?(da “Alle porte della vita”)

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    In quel momento fu come se il tempo si fermasse, e l’Anima del Mondo sorgesse con tutta la sua forza davanti al ragazzo. Quando guardò gli occhi di lei, un paio di occhi neri, le labbra indecise fra un sorriso e il silenzio, egli comprese la parte più importante e più saggia del Linguaggio che parlava il mondo e che chiunque, sulla terra, era in grado di capire con il proprio cuore. E si chiamava Amore, una cosa più antica degli uomini e persino del deserto, che tuttavia risorgeva sempre con la stessa forza dovunque due sguardi si incrociassero come si incrociarono quei due davanti a un pozzo. Le labbra della giovane, infine, decisero di accennare un sorriso: era un segnale, il segnale che il ragazzo aveva atteso per tanto tempo nel corso della vita, che aveva ricercato nelle pecore e nei libri, nei cristalli e nel silenzio del deserto. Ed era là, il linguaggio puro del mondo, senza alcuna spiegazione, perché l’universo non aveva bisogno di spiegazioni per proseguire il proprio cammino nello spazio senza fine. Tutto ciò che il ragazzo capiva in quel momento era che si trovava di fronte alla donna della sua vita e anche lei, senza alcun bisogno di parole, doveva esserne consapevole. Ne era certa più di quanto lo fosse di ogni altra cosa al mondo, anche se i genitori, e i genitori dei genitori, le avevano sempre detto che, prima di sposarsi, bisognava frequentarsi, fidanzarsi, conoscersi, e avere del denaro. Ma, forse, chi lo affermava non aveva mai conosciuto il linguaggio universale: perché, una volta che vi si penetra, è facile capire come nel mondo esista sempre qualcuno che attende qualcun altro, che ci si trovi in un deserto o in una grande città. E quando questi due esseri si incontrano, e i loro sguardi si incrociano, tutto il passato e tutto il futuro non hanno più alcuna importanza. Esistono solo quel momento e quella straordinaria certezza che tutte le cose sotto il sole sono state scritte dalla stessa Mano: la Mano che risveglia l’Amore e che ha creato un’anima gemella per chiunque lavori, si riposi e cerchi i propri tesori sotto il sole. Perché, se tutto ciò non esistesse, non avrebbero più alcun senso i sogni dell’umanità.

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    – Se quello che scrivo è autobiografico o in qualche modo fa riferimento alla mia vita?- Sì, esatto. Quello che scrive ha una qualche attinenza con ciò che è il suo vissuto?- È una domanda piuttosto ridicola.- A me sembra la stia sfuggendo.- A me sembra che non riesca a afferrare che tutto quello che si scrive generalmente ha una certa attinenza con la personale vita di chi scrive.- Allora lo ammette che…- Ma quello che lei vuole sapere è se quel che scrivo, se le mie parole, i miei versi, se tutti quei punti e quelle virgole corrispondano a precisi fatti o persone, così che la sua macabra voglia di curiosità sia appagata e possa credere di sedere di fronte a un peccatore più peccatore di lei.- …- Sono parole che valgono per lei come per tutti quanti, sono costruzioni di mondi immaginari in cui gioco a fare Dio, e creo e distruggo; sono emozioni che voglio descrivere: a prescindere da chi o cosa le ha scatenate. Sono parole eterne prive di contatto con la realtà. Come lei, d’altronde.

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    La sofferenza di Damon stava diventando la sofferenza di Elena, mentre lei lo liberava da ogni evento doloroso, ogni tragedia, ogni crudeltà che nel tempo avevano formato i duri strati di indifferenza e insensibilità che imprigionavano il suo cuore.Strati, duri come la roccia del nucleo di una stella nana, che si spezzavano e volavano via. Continuamente. […] c’era qualcosa al centro, tuttavia: un nucleo più nero dell’inferno e più duro delle corna del diavolo…

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    Quando la strada alle tue spalle è più lunga di quella che hai davanti, vedi una cosa che non avevi mai visto prima: la via che hai percorso non era dritta ma piena di bivi, ad ogni passo c’era una freccia che indicava una direzione diversa; da lì si dipartiva un viottolo, da là una stradina erbosa che si perdeva nei boschi. Qualcuna di queste deviazioni l’hai imboccata senza accorgertene, qualcun’altra non l’avevi neanche vista; quelle che hai trascurato non sai dove ti avrebbero condotto, se in un posto migliore o peggiore; non lo sai ma ugualmente provi rimpianto. Potevi fare una cosa e non l’hai fatta, sei tornato indietro invece di andare avanti. Il gioco dell’oca, te lo ricordi? La vita procede pressappoco allo stesso modo. Lungo i bivi della tua strada incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle o non viverle a fondo o lasciarle perdere dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare spesso si gioca la tua esistenza, quella di chi ti sta vicino.