Michela Murgia – Libri
Gli ci volle qualche minuto per ricordarsi chi e cosa era, ché riemergere da sé stessi è tanto più difficile quanto più si è profondi.
Gli ci volle qualche minuto per ricordarsi chi e cosa era, ché riemergere da sé stessi è tanto più difficile quanto più si è profondi.
La mosca stava ancora camminando sulla scrivania. Arrotolai il “Racing Form”, le diedi un colpo e la mancai.Non era la mia giornata. Né la mia settimana. Né il mio mese. Né il mio anno. Né la mia vita. Accidenti.
Eppure, quando se l’era vista davanti vestita solo di un lino finissimo e trasparente, i capelli acconciati alla maniera egiziana, gli occhi lucenti segnati di nero, le ciglia incredibilmente lunghe, il seno prepotente, tutto era svanito, le armate che lo cingevano d’assedio, la testa mozza di Pompeo, le subdole manovre di quei piccoli greci intriganti. Solo lei era rimasta, superba e tenera.
E le sorrise, come se ogni cosa fosse in suo possesso: la distanza, lo spazio, le stelle, l’infinito… come se possedesse anche lei.
Appoggiai il telefonino sulla scrivania e mi guardai intorno. Avevo voglia di gridare a squarciagola.
Se per caso ti dicessi che ti amo… cosa penseresti di me?
Gli era capitato l’amore e di notte si abbracciavano forte. Non si impicciavano di amarsi mentre dormivo due metri più in là. Restare nel buio a sentire i colpi e i fiati commossi di due che si amanao, senza desiderio di avere il proprio turno, potevo pure, ma era più utile dar retta agli stantuffi del ciclostile anziché a quelli dell’amore altrui.