Lisa Jane Smith – Libri
Un gentiluomo non impone la sua compagnia a nessuno, non insulta una donna. E, soprattutto, non le fa del male.
Un gentiluomo non impone la sua compagnia a nessuno, non insulta una donna. E, soprattutto, non le fa del male.
Ogni libro che brucia illumina il mondo.
“Qualcuno deve…” “Tu. Sei tu che devi comandare.” “No.” “Si, invece. Non sarà per molto tempo. Solo fino a quando la guarnigione non avrà fatto ritorno. Donal Noye ti ha scelto e, prima di lui, ti aveva scelto Qhorin il Monco. Il lord comandante Mormont ti aveva nominato suo attendente. Tu sei un figlio di Grande Inverno, un nipot di Benjien Stark. Spetta a te e a nessun altro. A te la Barriera, Jon Snow”
Nel sorriso dei bambini arde un’intera biblioteca.
Ogni volta che si apre un libro prende il volo un sogno sempre nuovo che ci conduce su sentieri fantastici dove ritroviamo frammenti perduti.
Non desideravo altro che morire. Non essere mai nata. La mia intera esistenza svaniva di fronte a quel dolore. Non valeva la pena sopravvivere a un altro battito del cuore. Fatemi morire, fatemi morire, fatemi morire. E, per un intervallo infinito, non ci fu nient’altro. Solo la tortura incandescente e le mie grida mute che imploravano l’arrivo della morte. Nient’altro, neanche il tempo. Al suo posto l’infinito momento di dolore.
Scrivere è parlare e parlarsi. La parola è troppo bella perché siamo noi, ognuno di noi; se solo sapessimo apprezzare le parole (senza buttarle), imparando ad accarezzarle, sarebbe un mondo – forse – diverso! Ho, sin da piccolo, percepito la parola come suono melodioso che penetra il cuore perché è attraverso la parola che si scopre un mondo. Tutto è parola e senza la parola le meraviglie del mondo non sarebbero state come sono perché è la parola a rendere l’anima di ogni cosa. Negli anni, ho scoperto che la parola, adagiata su un foglio bianco, diventa una foto; si, proprio così, rende un’immagine, sprigionando forza/luce evocativa/emotiva. Accarezzando il foglio con l’inchiostro, ritrovo me stesso – anzi – l’altro me stesso: mi scopro passo dopo passo e, scoprendo me stesso, scopro anche gli altri. Scrivo perché tante emozioni vanno trascritte per non essere temute o dimenticate.