Catherine Dunne – Libri
Ogni giorno ha la sua pena. Quanto basta per arrivare a sera.
Ogni giorno ha la sua pena. Quanto basta per arrivare a sera.
È una vera fortuna per la comunità che io non sia un criminale.
Individuai allora due silenzi. Quello totale, inguaribile, della solitudine senza rimedio: e capii che questo silenzio lo ripempiamo in modo ridicolo di cose che non hanno parole alle spalle; e l’altro, che le parole non abbandonano mai e te lo concedono per amarle ancora di più. Si parla per sentirsi vivi: è come se la morte, la fine, avessero paura, si tenessero lontane quando un uomo racconta ed emoziona.
Harry Potter: “L’uomo di Silente, fino in fondo”.
Ma, lui, era disperato: e il suo dolore era di quelli che non conoscono lamento. Non piangeva né pregava: malediva e sfidava; esecrava Dio e gli uomini, e si lasciava andare alla più profonda dissipazione.
Come in quella canzone incredibile dei Cure dove lei é bellissima e il povero la guarda ammirato e lei si sente offesa e Robert Smith dice:”Ecco perché ti odio”.
O inventare nuovi usi per le parole, usi talvolta assurdi, per aiutare ad allentare la stretta delle forme abituali del linguaggio.
È una vera fortuna per la comunità che io non sia un criminale.
Individuai allora due silenzi. Quello totale, inguaribile, della solitudine senza rimedio: e capii che questo silenzio lo ripempiamo in modo ridicolo di cose che non hanno parole alle spalle; e l’altro, che le parole non abbandonano mai e te lo concedono per amarle ancora di più. Si parla per sentirsi vivi: è come se la morte, la fine, avessero paura, si tenessero lontane quando un uomo racconta ed emoziona.
Harry Potter: “L’uomo di Silente, fino in fondo”.
Ma, lui, era disperato: e il suo dolore era di quelli che non conoscono lamento. Non piangeva né pregava: malediva e sfidava; esecrava Dio e gli uomini, e si lasciava andare alla più profonda dissipazione.
Come in quella canzone incredibile dei Cure dove lei é bellissima e il povero la guarda ammirato e lei si sente offesa e Robert Smith dice:”Ecco perché ti odio”.
O inventare nuovi usi per le parole, usi talvolta assurdi, per aiutare ad allentare la stretta delle forme abituali del linguaggio.
È una vera fortuna per la comunità che io non sia un criminale.
Individuai allora due silenzi. Quello totale, inguaribile, della solitudine senza rimedio: e capii che questo silenzio lo ripempiamo in modo ridicolo di cose che non hanno parole alle spalle; e l’altro, che le parole non abbandonano mai e te lo concedono per amarle ancora di più. Si parla per sentirsi vivi: è come se la morte, la fine, avessero paura, si tenessero lontane quando un uomo racconta ed emoziona.
Harry Potter: “L’uomo di Silente, fino in fondo”.
Ma, lui, era disperato: e il suo dolore era di quelli che non conoscono lamento. Non piangeva né pregava: malediva e sfidava; esecrava Dio e gli uomini, e si lasciava andare alla più profonda dissipazione.
Come in quella canzone incredibile dei Cure dove lei é bellissima e il povero la guarda ammirato e lei si sente offesa e Robert Smith dice:”Ecco perché ti odio”.
O inventare nuovi usi per le parole, usi talvolta assurdi, per aiutare ad allentare la stretta delle forme abituali del linguaggio.