Stefano Benni – Libri
Un cinghiale si scontrò con un guidatore di Suv che andava a centocinquanta. L’animale ebbe la peggio. Il cinghiale invece se la cavò con una zampa rotta.
Un cinghiale si scontrò con un guidatore di Suv che andava a centocinquanta. L’animale ebbe la peggio. Il cinghiale invece se la cavò con una zampa rotta.
“Si” continuò “per te valgo meno del tuo Ermes d’avorio o del tuo fauno d’argento: quelli ti piaceranno sempre, ma fino a quando io ti piacerò? Probabilmente fino al giorno in cui avrò la prima ruga. Adesso capisco che perdendo la bellezza, quale essa sia, si perde tutto: ecco quello che mi ha insegnato il tuo ritratto. Lord Enrico Wotton ha perfettamente ragione, la gioventù è l’unica cosa che meriti di essere posseduta. Quando mi accorgerò di invecchiare mi ucciderò”. […] “Questa è opera tua Enrico” disse il pittore amaramente. Lord Enrico si strinse nelle spalle: “Questo è il vero Dorian Gray, tutto qua”.
In un angolo dello scompartimento fumatori di prima classe, il signor Wargrave, giudice da poco in pensione, tirò una boccata di fumo dal sigaro e scorse con interesse le notizie politiche del “Times”. Poi, depose il giornale sulle ginocchia e guardò fuori dal finestrino. Il treno correva attraverso il Somerset.Diede un’occhiata all’orologio: ancora due ore di viaggio.Ripensò a quello che i giornali avevano scritto su Nigger Island.
La sensazione di essere venuto sulla terra per qualcosa di speciale, che provava da piccolo, non era ancora completamente svanita.Ma si stava dissipando e diventava trasparente nelle vene.Non gli pulsava più nel corpo.Non si sentiva più animato da quell’idea di finalità che l’aveva accompagnato in passato. Ora provava un senso di disperazione.La mia infanzia è stata bella, pensò.E l’adolescenza… avrei potuto superarla.Avrei potuto affrontarla se solo avessi continuato a credere che dopo l’infanzia, dopo l’adolescenza, ci sarebbe stato qualcos’altro di mio nella vita, qualcosa che avrei potuto fare con le stesse mani, e alla fine avrei potuto dire: ecco cosa ho fatto della mia vita. L’ho plasmata in questo modo.Speranza.In quella fredda domenica di sole Alexander sentiva di non avere più alcuno scopo.La sensazione che provava un tempo era svanita, sconfitta.
Le due mie migliori amiche sanno tutto di me, non mi giudicano e non mi tradiscono mai. Una si chiama carta e l’altra, penna.
Scrivere è smettere di rimanere nascosti dentro se stessi.
Si devono pur sopportare dei bruchi se si vogliono vedere le farfalle… Dicono siano così belle!