Arthur Schopenhauer – Libri
Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
Non ho posto nella tua vita. Avrei già dovuto rassegnarmi. E se anche tu lo volessi, non oseresti trovarmi un posto libero nella tua “realtà”. (…) Nascondi a lei il mondo della tua immaginazione e a me quello della tua realtà. (…) e qual è il luogo in cui vivi veramente, una vita completa?
E anche se probabilmente ho visto il tuo lato peggiore, i tuoi difetti… hai preso il mio cuore e volevo lo sapessi. Volevo che conoscessi chi sono davvero.
Cosa faresti se ti innamorassi di me?
La pelle cominciò a formicolarle. Riusciva a percepire, in un modo fino ad allora sconosciuto, la volta del cielo, la solidità granitica della terra e la sterminata vastità dell’oceano, onda su onda su onda, fino all’orizzonte e oltre. Ed era come se gli elementi la stessero aspettando, osservando, ascoltando.
E la cosa tremenda è che più lei è str***a, e più lui l’ama.
Anni e anni dopo la guerra, dopo i matrimoni, i figli, i divorzi, i libri, era venuto a Parigi con la moglie.Le aveva telefonato. Sono io. Lei l’aveva riconosciuto dalla voce. Le aveva detto: volevo solo sentire la tua voce. Lei aveva detto: ciao, sono io.Era intimidito, aveva paura come prima, la voce improvvisamente gli tremava e in quel tremito, improvvisamente, lei aveva ritrovato l’accento cinese.Lui sapeva che lei aveva cominciato a scrivere libri, l’aveva saputo dalla madre incontrata a Saigon. Sapeva anche del fratello piccolo, disse che ne aveva sofferto pensando a lei.E poi sembrava che non avesse altro da dire. Ma poi glielo aveva detto.Le aveva detto che era come prima, che l’amava ancora, che non avrebbe potuto mai smettere d’amarla, che l’avrebbe amata fino alla morte.