Elias Canetti – Libri
Leggendo i grandi autori di aforismi si ha l’impressione che si conoscano tutti bene fra loro.
Leggendo i grandi autori di aforismi si ha l’impressione che si conoscano tutti bene fra loro.
Niente di tutto quello che Dio o Satana potevano infliggerci, niente avrebbe potuto separarci!
Un vecchio libro ingiallito racconta quante mani hanno toccato il suo sapere.
Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli – li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli di Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo – fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso. Per questo conosciamo l’avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore. Siamo aurora ma epilogo – perenne scoperta tardiva.
Ma la amo ancora. Potrei avere la libertà, fuggire, ma mi tiene legato a lei. Non posso rimanere. Non posso andarmene.
Mi hai aiutato, Otto, non lo dimenticherò mai… Ora faccio venire la vettura, non ci aspettano per pranzo. Non avremo altro da fare che passare una bella giornata, come da giovani durante le vacanze estive! Andremo per la campagna, vedremo qualche bel paesino, ci sdraieremo nel bosco, mangeremo delle trote e berremo del buon vino di campagna da bicchieri di vetro spesso. Che tempo stupendo c’è oggi! _ Burkhardt rise: “Sono dieci giorni che è così.” E anche Veraguth rise. “Per me è come se il sole non splendesse così da anni”.
Mentre si muoveva appena dentro il suo bel cappotto nero, pensava che dopotutto la vita fosse un dono, che uno dei pregi dell’invecchiare fosse la consapevolezza che molti momenti non erano soltanto momenti, ma doni. E come era bello, davvero, che la gente facesse festa con tanto ardore in quel periodo dell’anno. Non importava che cosa la vita riservasse loro, […] nonostante tutto si sentivano spinti a fare festa perché in qualche modo sapevano, ciascuno alla sua maniera, che la vita era un dono da festeggiare.
Niente di tutto quello che Dio o Satana potevano infliggerci, niente avrebbe potuto separarci!
Un vecchio libro ingiallito racconta quante mani hanno toccato il suo sapere.
Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli – li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli di Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo – fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso. Per questo conosciamo l’avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore. Siamo aurora ma epilogo – perenne scoperta tardiva.
Ma la amo ancora. Potrei avere la libertà, fuggire, ma mi tiene legato a lei. Non posso rimanere. Non posso andarmene.
Mi hai aiutato, Otto, non lo dimenticherò mai… Ora faccio venire la vettura, non ci aspettano per pranzo. Non avremo altro da fare che passare una bella giornata, come da giovani durante le vacanze estive! Andremo per la campagna, vedremo qualche bel paesino, ci sdraieremo nel bosco, mangeremo delle trote e berremo del buon vino di campagna da bicchieri di vetro spesso. Che tempo stupendo c’è oggi! _ Burkhardt rise: “Sono dieci giorni che è così.” E anche Veraguth rise. “Per me è come se il sole non splendesse così da anni”.
Mentre si muoveva appena dentro il suo bel cappotto nero, pensava che dopotutto la vita fosse un dono, che uno dei pregi dell’invecchiare fosse la consapevolezza che molti momenti non erano soltanto momenti, ma doni. E come era bello, davvero, che la gente facesse festa con tanto ardore in quel periodo dell’anno. Non importava che cosa la vita riservasse loro, […] nonostante tutto si sentivano spinti a fare festa perché in qualche modo sapevano, ciascuno alla sua maniera, che la vita era un dono da festeggiare.
Niente di tutto quello che Dio o Satana potevano infliggerci, niente avrebbe potuto separarci!
Un vecchio libro ingiallito racconta quante mani hanno toccato il suo sapere.
Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli – li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli di Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo – fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso. Per questo conosciamo l’avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore. Siamo aurora ma epilogo – perenne scoperta tardiva.
Ma la amo ancora. Potrei avere la libertà, fuggire, ma mi tiene legato a lei. Non posso rimanere. Non posso andarmene.
Mi hai aiutato, Otto, non lo dimenticherò mai… Ora faccio venire la vettura, non ci aspettano per pranzo. Non avremo altro da fare che passare una bella giornata, come da giovani durante le vacanze estive! Andremo per la campagna, vedremo qualche bel paesino, ci sdraieremo nel bosco, mangeremo delle trote e berremo del buon vino di campagna da bicchieri di vetro spesso. Che tempo stupendo c’è oggi! _ Burkhardt rise: “Sono dieci giorni che è così.” E anche Veraguth rise. “Per me è come se il sole non splendesse così da anni”.
Mentre si muoveva appena dentro il suo bel cappotto nero, pensava che dopotutto la vita fosse un dono, che uno dei pregi dell’invecchiare fosse la consapevolezza che molti momenti non erano soltanto momenti, ma doni. E come era bello, davvero, che la gente facesse festa con tanto ardore in quel periodo dell’anno. Non importava che cosa la vita riservasse loro, […] nonostante tutto si sentivano spinti a fare festa perché in qualche modo sapevano, ciascuno alla sua maniera, che la vita era un dono da festeggiare.