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Daniela Manzini Kuschnig – Libri

Io rimasi fuori, nel vento della notte e vidi accendersi una luce e vidi un finestrino raso terra illuminarsi e poiché ero curioso, mi chinai fino a toccare la terra umida con le ginocchia e guardai dentro una stanza che pareva nata da una cantina, e che era la casa dove lei viveva, dove teneva le sue cose, il suo passato, il suo oggi e forse, perché no?, il suo domani. (da “Le farfalle”)

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    Lei lo teneva a distanza, dimenticandosi di lui e quindi ricordandosene e richiamandolo a sé come si fa con un bambino. Lo sopportava con fredda cortesia; gli faceva sentire la sua disapprovazione, cambiando colore o stringendo le labbra, come uno che si vergogni della sua disgrazia; lo richiamava all’ordine con un’occhiata, quand’era presa alla sprovvista, sollecitando le più naturali attenzioni come fossero favori insperati, quando si sorvegliava. E a tutto questo egli rispondeva con inalterabile galanteria, amando, come dice il popolo, persino la terra ch’ella calpestava e portando quell’amore negli occhi lucente come una lampada.

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    Questo è un concetto che la cultura occidentale ha dimenticato: tutto è uno! L’idea della dicotomia è profondamente sbagliata e niente meglio di un grande simbolo cinese, la ruota dello yin e dello yang, rappresenta la vita: l’universo è l’amornia degli opposti, perché non c’è acqua senza fuoco, non c’è femminile senza maschile, non c’è notte senza giorno, non c’è sole senza luna… non c’è bene senza male! E questo simbolo è perfetto perché il bianco e il nero si abbracciano e all’interno del nero c’è un punto del bianco e all’interno del bianco c’è un punto del nero.Pensa ad una faccenda sulla quale non riflettiamo mai, noi che perseguiamo il piacere in ogni modo: non c’è piacere senza sofferenza e non c’è sofferenza senza piacere. Solo quando capisci questo godi del piacere e accetti la sofferenza! Noi non accettiamo che la nostra vita abbia in sé la sofferenza. Non l’accettiamo, non ci piace! E allora pasticche contro questo, iniezioni contro quell’altro, droga, gioie effimere… per nascondere la verità che è accanto al piacere: la sofferenza. […] La cura è un’altra. Non è la cura, è la guarigione che cerco, e la guarigione è la ricostituzione dell’equilibrio.