Joe Martini – Morte
La morte, non è che l’ultima banalità della vita.
La morte, non è che l’ultima banalità della vita.
Ho imparato a contare i passi importanti. Quelli che cambiano un destino arroccato. Non è sempre facile, guardarsi. Di più, se la propria vita, non accetta il mutamento.
Visto che l’estinzione eterna dell’universo e di tutte le dimensioni, del tempo, dello spazio, della materia, dell’essere, dello spirito, della vita e dei sogni, avverrà perché Dio e il Figlio, il serpente e il vampiro, si stanno bevendo e mangiando lo spirito che si prendono dalla mia macellazione o “penetrazione”, se non li avvertissi non avrei coscienza.
Sono morto e non me ne sono accorto.
La morte dei giovani è un naufragio,quella dei vecchi un approdare al porto.
C’è un gioco sottile nel risveglio. Una fase in cui la morte ti corteggia, lusingandoti, per protrarre il sonno e convincerti a non svegliarti mai più. La morte ha la prima mano. Ti presenta caleidoscopicamente ciò che ti attende non appena avrai aperto gli occhi. Di che sudare freddo in un letto caldo. Poi, ti fa una controproposta: ti invita a tenere gli occhi chiusi, come se tu fossi il testimone di un imminente delitto mafioso. Quindi, gioca la carta del torpore: un asso pigliatutto che si porta via i tuoi progetti per il passato, ramazza l’angoscia di un presente onnipresente come Dio, ti assicura che nel futuro, per tua fortuna, non ci sarai.
La morte dà riposo, quando arriva chiudi gli occhi e accontentati.