Davide Capelli – Morte
È l’anticamera che scoccia, non la morte.
È l’anticamera che scoccia, non la morte.
Silente: “Tu sei il padrone della Morte, perché il vero padrone non cerca di fuggirla. Egli accetta il fatto di dover morire, ed è consapevole che ci sono cose, molto, molto peggiori al mondo che cessare di vivere”.
La paura di molti è quella di invecchiare… di altri invece, è il non poterlo fare.
La morte talvolta bussa, avvisa, e pian piano porta alla resa ma nello stesso tempo prepara, dà modo di combattere: conseguenza di mali improvvisi o già conosciuti che spengono silenziosamente una vita. Altre volte invece, sorprende, inaspettatamente. È la morte più dura perché uccide la gente che sta bene e con essa l’animo della gente vicina. Fa rumore. Rumore di uno schianto, di sirene. Rumore di voci che ne parlano, rumore di lacrime sconosciute che cadono. Nel silenzio solo la verità di ciò che è stato.
Per farmi riconoscere verrò da te con l’anima nuda, niente corpo, solo luce.
Trascino stanca i miei passi lenti, mentre i ricordi invadono l’aria: ti rivedo madre, ti sento, ti odo; ma poi i ricordi svaniscono e torno sui miei passi, lentamente, stanca, senza ormai saper dove andare perché tu, faro della mia vita, ti sei spenta. E ancor oggi, nella mia strada buia e solitaria grido il tuo nome, Mamma.
Sei andata via, sei dentro di te perché è il solo posto che veramente conosci e dove sei al sicuro. Nessuno tradisce e nessuno inganna dentro di te. Magari ti senti un po’ sola e vorresti l’amore ma l’amore è rischio ed è per i coraggiosi, i temerari. Non uscire, rimani lì, la vita passa e tu non rischierai più nulla, nemmeno d’amare.