Ernst Jünger – Morte
Vivere significa ribadire la propria forma. In questo senso il morire è l’azione estrema.
Vivere significa ribadire la propria forma. In questo senso il morire è l’azione estrema.
Non c’è inizio dal nulla, né fine del tutto. L’inizio e la fine (di un universo), sono relativi e simultanei.
Sono stato definito folle, macabro ma ciò che mi contraddistingue è il mio rapporto morboso con la figura della morte. Non la temo, nonostante ci sia stato a stretto contatto, la rispetto e la vedo come una figura femminile seducente e conturbante che, alla fine dello spettacolo, quando calerà il sipario, saprà soddisfare i miei desideri. Questa è follia? C’è chi teme ciò che non conosce e chi è affascinato da ciò di cui ne ha appena percepito il profumo.
Guardare senza paura alla morte, come ad un’amica onnipresente, inseparabile compagna di viaggio, capace e saggia consigliera.
Quando verrà l’ora di morire non voglio perderne neanche un attimo: si muore una volta sola.
Secondo me, chiudere gli occhi, non è un brutto modo per svegliarsi.
Muore sempre il più bravo, senti sempre dire: era un buon ragazzo, era un uomo amabile, era una donna socievole e brava casalinga, e molto altro buonismo, mai una volta che c’è ne sia uno cattivo.