Ken Hunter – Personaggi famosi
Risposte naturali. Non si possono fare domande a servitori senza averne in cambio risposte altrettanto servili.
Risposte naturali. Non si possono fare domande a servitori senza averne in cambio risposte altrettanto servili.
Ma ciò che chiamiamo disperazione è in realtà la dolorosa impazienza della speranza non alimentata.
La scuola come l’università serve più che altro a fornire titoli burocratici che non a creare una vera cultura ed un sereno ed armonioso sviluppo sociale.
Sono felice perché faccio questo, però la sera quando vado a dormire, – mi spiace – io dormo triste, perché dico: ma come è possibile che avevo un rapporto diretto con Silvio Berlusconi che mi chiamava tutte le settimane per sapere come stavo? E adesso è sparito completamente. Ma perché? Chissà se in questo momento mi segue in televisione. […] Io mi auguro un giorno di ricevere questa telefonata perché ti assicuro è un dolore, un dispiacere. Non è questione di quattrini, ma chi se ne frega, io ho altri lavori. Il dispiacere è che si siano scordati di tutto quello che ho fatto in tutti questi anni.
All’età di settantadue anni, nel 1797, quando posso dire “vixi” benchè viva ancora, mi sarebbe difficile trovarmi uno svago più piacevole… Nel rammentare i piaceri da me provati, li rinnovo, ne godo di nuovo, e rido delle fatiche sopportate che non sento più. Particella dell’universo, parlo all’aria… So di aver vissuto perchè ho avuto delle sensazioni.
L’invidia è il sentimento che noi proviamo quando qualcuno, che noi consideriamo del nostro stesso valore ci sorpassa, ottiene l’ammirazione altrui. Allora abbiamo l’impressione di una profonda ingiustizia nel mondo. Cerchiamo di convincerci che non lo merita, facciamo di tutto per trascinarlo al nostro stesso livello, di svalutarlo; ne parliamo male, lo critichiamo. Ma se la società continua ad innalzarlo, ci rodiamo di collera e, nello stesso tempo, siamo presi dal dubbio. Perché non siamo sicuri di essere nel giusto. Per questo ci vergogniamo di essere invidiosi. E, soprattutto, di essere additati come persone invidiose. In termini psicologici potremmo dire che l’invidia è un tentativo un po’ maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell’altro.
Non ho scelto io di nascere quindi lasciatemi vivere come mi pare.
Ma ciò che chiamiamo disperazione è in realtà la dolorosa impazienza della speranza non alimentata.
La scuola come l’università serve più che altro a fornire titoli burocratici che non a creare una vera cultura ed un sereno ed armonioso sviluppo sociale.
Sono felice perché faccio questo, però la sera quando vado a dormire, – mi spiace – io dormo triste, perché dico: ma come è possibile che avevo un rapporto diretto con Silvio Berlusconi che mi chiamava tutte le settimane per sapere come stavo? E adesso è sparito completamente. Ma perché? Chissà se in questo momento mi segue in televisione. […] Io mi auguro un giorno di ricevere questa telefonata perché ti assicuro è un dolore, un dispiacere. Non è questione di quattrini, ma chi se ne frega, io ho altri lavori. Il dispiacere è che si siano scordati di tutto quello che ho fatto in tutti questi anni.
All’età di settantadue anni, nel 1797, quando posso dire “vixi” benchè viva ancora, mi sarebbe difficile trovarmi uno svago più piacevole… Nel rammentare i piaceri da me provati, li rinnovo, ne godo di nuovo, e rido delle fatiche sopportate che non sento più. Particella dell’universo, parlo all’aria… So di aver vissuto perchè ho avuto delle sensazioni.
L’invidia è il sentimento che noi proviamo quando qualcuno, che noi consideriamo del nostro stesso valore ci sorpassa, ottiene l’ammirazione altrui. Allora abbiamo l’impressione di una profonda ingiustizia nel mondo. Cerchiamo di convincerci che non lo merita, facciamo di tutto per trascinarlo al nostro stesso livello, di svalutarlo; ne parliamo male, lo critichiamo. Ma se la società continua ad innalzarlo, ci rodiamo di collera e, nello stesso tempo, siamo presi dal dubbio. Perché non siamo sicuri di essere nel giusto. Per questo ci vergogniamo di essere invidiosi. E, soprattutto, di essere additati come persone invidiose. In termini psicologici potremmo dire che l’invidia è un tentativo un po’ maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell’altro.
Non ho scelto io di nascere quindi lasciatemi vivere come mi pare.
Ma ciò che chiamiamo disperazione è in realtà la dolorosa impazienza della speranza non alimentata.
La scuola come l’università serve più che altro a fornire titoli burocratici che non a creare una vera cultura ed un sereno ed armonioso sviluppo sociale.
Sono felice perché faccio questo, però la sera quando vado a dormire, – mi spiace – io dormo triste, perché dico: ma come è possibile che avevo un rapporto diretto con Silvio Berlusconi che mi chiamava tutte le settimane per sapere come stavo? E adesso è sparito completamente. Ma perché? Chissà se in questo momento mi segue in televisione. […] Io mi auguro un giorno di ricevere questa telefonata perché ti assicuro è un dolore, un dispiacere. Non è questione di quattrini, ma chi se ne frega, io ho altri lavori. Il dispiacere è che si siano scordati di tutto quello che ho fatto in tutti questi anni.
All’età di settantadue anni, nel 1797, quando posso dire “vixi” benchè viva ancora, mi sarebbe difficile trovarmi uno svago più piacevole… Nel rammentare i piaceri da me provati, li rinnovo, ne godo di nuovo, e rido delle fatiche sopportate che non sento più. Particella dell’universo, parlo all’aria… So di aver vissuto perchè ho avuto delle sensazioni.
L’invidia è il sentimento che noi proviamo quando qualcuno, che noi consideriamo del nostro stesso valore ci sorpassa, ottiene l’ammirazione altrui. Allora abbiamo l’impressione di una profonda ingiustizia nel mondo. Cerchiamo di convincerci che non lo merita, facciamo di tutto per trascinarlo al nostro stesso livello, di svalutarlo; ne parliamo male, lo critichiamo. Ma se la società continua ad innalzarlo, ci rodiamo di collera e, nello stesso tempo, siamo presi dal dubbio. Perché non siamo sicuri di essere nel giusto. Per questo ci vergogniamo di essere invidiosi. E, soprattutto, di essere additati come persone invidiose. In termini psicologici potremmo dire che l’invidia è un tentativo un po’ maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell’altro.
Non ho scelto io di nascere quindi lasciatemi vivere come mi pare.