Michele Gentile – Poesia
Il poeta vive di tanta solitudine e un po’ di speranza.
Il poeta vive di tanta solitudine e un po’ di speranza.
Certe lacrime hanno radici più profonde di quelle del mare.
Troverò pace solo quando sarà guerra aperta.
Se mi sento un poeta? Qualche volta. È parte di me. È parte di me il convincere me stesso che sono un poeta. Ma ci vuole molta dedizione. Molta dedizione. I poeti non guidano. I poeti non vanno al supermercato. I poeti non svuotano la pattumiera. I poeti non fanno parte dell’Associazione dei genitori e insegnanti. I poeti non vanno nemmeno a fare picchetti davanti all’ufficio delle Case popolari, o qualunque altra cosa. I poeti non parlano nemmeno al telefono. I poeti non parlano con nessuno. I poeti ascoltano molto e… di solito sanno perché sono poeti! Sì sono… come posso dire? Il mondo non ha bisogno di altre poesie, c’è già Shakespeare. Ce n’è già abbastanza di qualunque cosa. Qualunque cosa venga in mente, ce n’è già abbastanza. Ce n’era già fin troppa con l’elettricità, forse. C’è gente che l’ha detto. C’è gente che ha detto che la lampadina era già fin troppo. I poeti vivono in campagna. Si comportano da gentiluomini. E vivono secondo il loro codice di gentiluomini e muoiono in miseria. O annegano nei laghi. Di solito i poeti finiscono molto male. Basta guardare alla vita di Keats. O a quella di Jim Morrison, se lo vogliamo chiamare un poeta.
Il poeta non è colui che cerca la rima, ma colui che scrive con la penna del cuore quando il cuore detta.
Ho avuto modo di conoscere alcuni mendicanti, il loro mondo. Le assicuro, signor Corelli, che sono persone meravigliose, i veri poeti della vita!
Una stella lascia impronte che il mare non sa cancellare.