Lucia Quarta – Poesia
La poesia invade l’anima ed il cuore di chi con tatto la sa comporre.
La poesia invade l’anima ed il cuore di chi con tatto la sa comporre.
Non basta solo una penna per scrivere, dietro ogni frase si trova un po’ di felicità e tristezza: “questo è un vero poeta”.
La frase contiene espressioni adatte ad un solo pubblico adulto.Per leggerla comunque clicca qui.
La poesia non è qualcosa che s’impara o che si può insegnare. Non è qualcosa che è dentro di noi da sempre e nemmeno si può acquisire. Non è un dono. È un solo istante, un momento fugace, così rapido da far dubitare della sua esistenza. Come un fiato di vento imprigionato tra pollice e indice, e stretto, sempre più, fino a lasciare la presa e rendersi conto che tra le dita non c’è nulla. Ma quell’idea è rimasta. Dentro. Ed è radicata ed è vera. Come se ci fosse stata da sempre e si fosse solo risvegliata. Ma non è così. È come prendere la vita quale un’onda gigantesca, non come il mare o l’acqua ma proprio come la forza meccanica e mistica dell’onda e vederla sbattere su un muro, forte, e vedere minuscole impercettibili gocce lasciare l’onda verso il nulla. E quelle gocce poi arrivano nel mondo. E allora nasce la poesia. E non è un dono perché è parte della vita come la è l’onda. Non è un dono più di quanto lo sia questo secondo che passa. E non è sempre stata lì perché prima che quella goccia si staccasse la poesia era vita e non poesia. E allora la poesia non ha coordinate ma solo la forza dell’onda e di quel muro che è l’uomo. E l’uomo non impara a scrivere poesie. Può solo stare dritto, riempire i polmoni, e aspettare.
L’uomo dovrebbe avere solo due armi: musica e poesia.
Alcuni pensieri se non scritti subito volano via per sempre.
Io sono tutto fuorché misurata. L’unica misura che conosco è nelle parole: solo nelle parole io trovo completezza.
Non basta solo una penna per scrivere, dietro ogni frase si trova un po’ di felicità e tristezza: “questo è un vero poeta”.
La frase contiene espressioni adatte ad un solo pubblico adulto.Per leggerla comunque clicca qui.
La poesia non è qualcosa che s’impara o che si può insegnare. Non è qualcosa che è dentro di noi da sempre e nemmeno si può acquisire. Non è un dono. È un solo istante, un momento fugace, così rapido da far dubitare della sua esistenza. Come un fiato di vento imprigionato tra pollice e indice, e stretto, sempre più, fino a lasciare la presa e rendersi conto che tra le dita non c’è nulla. Ma quell’idea è rimasta. Dentro. Ed è radicata ed è vera. Come se ci fosse stata da sempre e si fosse solo risvegliata. Ma non è così. È come prendere la vita quale un’onda gigantesca, non come il mare o l’acqua ma proprio come la forza meccanica e mistica dell’onda e vederla sbattere su un muro, forte, e vedere minuscole impercettibili gocce lasciare l’onda verso il nulla. E quelle gocce poi arrivano nel mondo. E allora nasce la poesia. E non è un dono perché è parte della vita come la è l’onda. Non è un dono più di quanto lo sia questo secondo che passa. E non è sempre stata lì perché prima che quella goccia si staccasse la poesia era vita e non poesia. E allora la poesia non ha coordinate ma solo la forza dell’onda e di quel muro che è l’uomo. E l’uomo non impara a scrivere poesie. Può solo stare dritto, riempire i polmoni, e aspettare.
L’uomo dovrebbe avere solo due armi: musica e poesia.
Alcuni pensieri se non scritti subito volano via per sempre.
Io sono tutto fuorché misurata. L’unica misura che conosco è nelle parole: solo nelle parole io trovo completezza.
Non basta solo una penna per scrivere, dietro ogni frase si trova un po’ di felicità e tristezza: “questo è un vero poeta”.
La frase contiene espressioni adatte ad un solo pubblico adulto.Per leggerla comunque clicca qui.
La poesia non è qualcosa che s’impara o che si può insegnare. Non è qualcosa che è dentro di noi da sempre e nemmeno si può acquisire. Non è un dono. È un solo istante, un momento fugace, così rapido da far dubitare della sua esistenza. Come un fiato di vento imprigionato tra pollice e indice, e stretto, sempre più, fino a lasciare la presa e rendersi conto che tra le dita non c’è nulla. Ma quell’idea è rimasta. Dentro. Ed è radicata ed è vera. Come se ci fosse stata da sempre e si fosse solo risvegliata. Ma non è così. È come prendere la vita quale un’onda gigantesca, non come il mare o l’acqua ma proprio come la forza meccanica e mistica dell’onda e vederla sbattere su un muro, forte, e vedere minuscole impercettibili gocce lasciare l’onda verso il nulla. E quelle gocce poi arrivano nel mondo. E allora nasce la poesia. E non è un dono perché è parte della vita come la è l’onda. Non è un dono più di quanto lo sia questo secondo che passa. E non è sempre stata lì perché prima che quella goccia si staccasse la poesia era vita e non poesia. E allora la poesia non ha coordinate ma solo la forza dell’onda e di quel muro che è l’uomo. E l’uomo non impara a scrivere poesie. Può solo stare dritto, riempire i polmoni, e aspettare.
L’uomo dovrebbe avere solo due armi: musica e poesia.
Alcuni pensieri se non scritti subito volano via per sempre.
Io sono tutto fuorché misurata. L’unica misura che conosco è nelle parole: solo nelle parole io trovo completezza.