Jean-Paul Malfatti – Poesia
Un verseggiatore senza né cuore né anima è, piuttosto che un poeta, una fredda e inanimata penna o tastiera pensante.
Un verseggiatore senza né cuore né anima è, piuttosto che un poeta, una fredda e inanimata penna o tastiera pensante.
Religione imposta; prigionia nascosta.
Dei nuovi poeti: è così raro che un uomo afferri se all’orizzonte sia una finestra d’ufficio a brillare, o se lì stia per sorgere un grande corpo celeste. (E quando quest’ultimo poi orbita in alto, essi riposano nelle loro alcove coperte, e rantolano, e sognano dei grassi zamponi delle segretarie; o che non hanno superato gli esami di maturità): per chi scrivono di fatto i poeti? Per l’unico loro simile su centomila? (Perché anche quei pochi su diecimila, che potrebbero semmai essere interessati, i contemporanei non li scoprono affatto, e sono fermi nel migliore dei casi a Stifter). – Noo!: io scrittore mai!
Mi sento come oro in polvere, scorrere veloce in una clessidra vivente e palpitante, come un tempo che passa lasciando qualcosa di bello e positivo nel cuore di chi mi porterà per sempre con sé.
Si può essere grande poeta senza aver scritto un sol verso.
C’è poesia in un fiore che cresce ai bordi di un marciapiede. Della temeraria poesia.
Proibire senza educare o senza alcuna spiegazione logica e plausibile serve solo per alimentare l’istinto di trasgressione che fa parte della natura e della curiosità umana.