Henri Frédéric Amiel – Progresso
Mille cose avanzano, novecentonovantanove regrediscono: questo è il progresso.
Mille cose avanzano, novecentonovantanove regrediscono: questo è il progresso.
Il mostro che avanza, corrompendo, coprendo il suolo di nero, di nebbia il cielo, di sangue l’anima, di veleno gli occhi e le orecchie; avanza facendosi strada nella città di rovo, dove la gente è disordinata, dove le menti sono libere; niente acqua per le loro terre, solo petrolio che ingrassa il cuore. Starne fuori è libertà, non esserne corrotti è forza d’animo, pensare di barattare l’anima per un briciolo di potere è oppressione, rassegnazione ed infine, annientamento.
Il Progresso è l’ingiustizia che ogni generazione commette nei confronti di quella che l’ha preceduta.
Non è permesso a nessuno di vivere su quello che fu fatto da altri prima di noi. Bisogna che noi creiamo.
Perdonando troppo a chi falla, si fa ingiustizia a chi non falla.
Sento troppo spesso dire: “era meglio pirma”, ma il mondo va in avanti mai indietro; sta a noi far sì che questo progredire sia un reale miglioramento.
Quando si pensa che una detestabile coalizione di ministri perversi, di magistrati in delirio e di ignobili settari ha potuto, ai nostri giorni [fine ‘700 – inizi ‘800 NdR] distruggere questa meravigliosa istituzione [la Chiesa missionaria NdR] e farsene un vanto, sembra di vedere quel folle che metteva trionfalmente il piede su un orologio dicendogli: ti saprò ben impedire di far rumore. Ma che dico mai? Un folle non è colpevole!