Mirko Badiale – Religione
La religione avvicina alla chiesa, l’ipocrisia la riempie.
La religione avvicina alla chiesa, l’ipocrisia la riempie.
Dio è uno psicofarmaco.
I grandi culti di massa sono e sono sempre stati il problema, mai la soluzione. È doveroso e sano che ciascuno abbia una propria spiritualità, una fede che lo sostenga nel crudo realismo della propria (in)coscienza. Ma quando, come forza risultante da un pensiero comune dal mero punto di vista socio-pedagogico, essa diventa la scusa sufficiente per l’adempiersi d’inenarrabili misfatti (ben noti alla storia) da parte di associazioni a delinquere (che si è soliti chiamare ancora sentimentalmente religioni) nel beneplacito romantico dell’infantile capriccio secondo cui “il mio Dio è migliore del tuo” e “il mio Dio afferma che così è giusto”, la fede stessa assurge al ruolo del più grande male dell’uomo, della più virulenta malattia dell’intelligenza, del progresso e della solidarietà.
Chi crede nell’esistenza ciclica non ha paura della morte, anzi è un’opportunità di crescita.
Tante volte la religione è un fatto pubblico e l’impegno della Chiesa cattolica nella vita sociale è essenziale anche da un punto di vista della società civile.
Dio mio, dove risiede l’amore vive il tuo spirito santo.
Il cristianesimo non se l’è presa forse anch’esso con la proprietà privata, con il matrimonio, con lo Stato? Non ha predicato, in loro sostituzione, la beneficenza, la mendicità, il celibato e la mortificazione della carne, la vita claustrale e la Chiesa? Il socialismo sacro è soltanto l’acquasanta con la quale il prete benedice la rabbia degli aristocratici.