Salvatore Riggio – Religione
Diventare ateo quando si è credente è molto più semplice che diventare credente quando si è ateo.
Diventare ateo quando si è credente è molto più semplice che diventare credente quando si è ateo.
Chi sa mettere Dio al primo posto avrà, al momento giusto, tutto quanto gli necessita.
Il fine della Chiesa, depositaria unica e suprema della rivelazione, resta in ogni caso quello di riassumere e risolvere la politica nella religione. Ma il fine dello Stato, di qualunque Stato degno del nome, è precisamente le stesso, rovesciato: risolvere la religione nella politica, Dio nell’uomo. Ogni Stato è anche Chiesa; l’autorità politica è necessariamente autorità morale; la storia politica si configura logicamente come “storia sacra”. I suoi fini politici sono anche morali e religiosi: comprendono e riassorbono in sé tutta la possibile morale e religione.
Intelligenza, muscoli, cuore e amore, diventano nocivi e pericolosi se si estraggono dall’essere come spirito, per potersene vestire e goderne in questo potere.
Vincitore è chi nonostante le difficoltà non smette di essere se stesso, senza perdere mai la speranza per la vita e la fiducia riposta in Dio.
L’infelicità rende Dio assente agli occhi degli uomini per un certo tempo, più assente di un morto, più assente della luce in una prigione oscura. Una specie di orrore sommerge tutta l’anima. Durante questa assenza non trova nulla che possa amare. E se in queste tenebre, in cui non vi è nulla da amare, l’anima smette di amare, l’assenza di Dio diventa definitiva: è terribile solo a pensarci.
Come si può comprendere Dio se non si è nemmeno consapevoli di se stessi?