Leo Longanesi – Ricchezza & Povertà
Vissero infelici perché costava meno.
Vissero infelici perché costava meno.
La povertà è solo responsabilità del governo, potrebbe fare tanto per il suo popolo povero ma preferisce specularci, che schifo.
Sono d’accordo con voi: tutti i debiti sono assurdi. Rappresentano l’invidioso passato che tenta di stringere alla gola, con le sue dita fredde e morte, il presente che vive.
Immensa è la potenza del denaro: nobilita anche il più inutile degli uomini.
Il giovane ricco ha cento distrazioni brillanti e grossolane, corse di cavalli, caccia, tabacco, gioco, buoni pranzi e tutto il resto; occupazioni della parte bassa dell’anima a danno della parte alta e delicata. Il giovane povero stenta a procacciarsi il pane; mangia, e quando ha mangiato non ha più che la meditazione.
La felicità è quasi sempre attaccata dall’invidia: la povertà non è invidiata da nessuno.
Che cosa deve un cane a un cane, e un cavallo a un cavallo? Niente, nessun animale dipende dal suo simile… La miseria connessa alla nostra specie subordina un uomo a un altro uomo; la vera sciagura non è l’ineguaglianza, è la dipendenza.