Anonimo – Frasi Sagge
Rispondere a un’offesa con un’offesa è come pulire il fango con il fango.
Rispondere a un’offesa con un’offesa è come pulire il fango con il fango.
Nel grembo dell’ignavia, sol due cose sono in netta opposizione: il transfluir dell’antropocene e il meretricio.
Ti lascio perché ti amo troppo.
Ciò che rende nobile un uomo e il saper vedere il prossimo, guardando se stesso.
Non si ripaga con cose stupide e insignificanti, chi ti ha donato qualcosa di propagabile. Non puoi non essere in debito verso quel cuore che ti ha donato il meglio di se.
T’amo al punto che non vorrei restare nei tuoi cari pensieri, se il pensar di me ti strugge…
Ho visto il fuoco divampare sulle acque, in tetri fiumi sotterranei. Ho sentito il pianto di un bambino puro, divenire le urla della bestia. Ho danzato tra le ombre della notte, dissolvendomi in nebbie chiare. Ho pianto contorcendomi sotto i raggi della luna, circondato da esseri ululanti. Ho dimenticato il mio nome tra sabbie rosse, brancolando nello oblio. Ho assaporato nauseabondi nettari veleniferi, dalle labbra di contorti serpenti. Ho ascoltato canti in pozzi dalle molte zanne, scuotermi i sensi. Ho socchiuso i miei occhi in antri oscuri, abbandonato ad antichi silenzi.
Nel grembo dell’ignavia, sol due cose sono in netta opposizione: il transfluir dell’antropocene e il meretricio.
Ti lascio perché ti amo troppo.
Ciò che rende nobile un uomo e il saper vedere il prossimo, guardando se stesso.
Non si ripaga con cose stupide e insignificanti, chi ti ha donato qualcosa di propagabile. Non puoi non essere in debito verso quel cuore che ti ha donato il meglio di se.
T’amo al punto che non vorrei restare nei tuoi cari pensieri, se il pensar di me ti strugge…
Ho visto il fuoco divampare sulle acque, in tetri fiumi sotterranei. Ho sentito il pianto di un bambino puro, divenire le urla della bestia. Ho danzato tra le ombre della notte, dissolvendomi in nebbie chiare. Ho pianto contorcendomi sotto i raggi della luna, circondato da esseri ululanti. Ho dimenticato il mio nome tra sabbie rosse, brancolando nello oblio. Ho assaporato nauseabondi nettari veleniferi, dalle labbra di contorti serpenti. Ho ascoltato canti in pozzi dalle molte zanne, scuotermi i sensi. Ho socchiuso i miei occhi in antri oscuri, abbandonato ad antichi silenzi.
Nel grembo dell’ignavia, sol due cose sono in netta opposizione: il transfluir dell’antropocene e il meretricio.
Ti lascio perché ti amo troppo.
Ciò che rende nobile un uomo e il saper vedere il prossimo, guardando se stesso.
Non si ripaga con cose stupide e insignificanti, chi ti ha donato qualcosa di propagabile. Non puoi non essere in debito verso quel cuore che ti ha donato il meglio di se.
T’amo al punto che non vorrei restare nei tuoi cari pensieri, se il pensar di me ti strugge…
Ho visto il fuoco divampare sulle acque, in tetri fiumi sotterranei. Ho sentito il pianto di un bambino puro, divenire le urla della bestia. Ho danzato tra le ombre della notte, dissolvendomi in nebbie chiare. Ho pianto contorcendomi sotto i raggi della luna, circondato da esseri ululanti. Ho dimenticato il mio nome tra sabbie rosse, brancolando nello oblio. Ho assaporato nauseabondi nettari veleniferi, dalle labbra di contorti serpenti. Ho ascoltato canti in pozzi dalle molte zanne, scuotermi i sensi. Ho socchiuso i miei occhi in antri oscuri, abbandonato ad antichi silenzi.