Federico García Lorca – Sogno
Mi sono seduto in una radura del tempo.
Mi sono seduto in una radura del tempo.
I sogni sono i miei punti fermi nel caos, non m’importa se il mondo ruota vorticosamente, io resto lì, aggrappata a loro.
Leggere le favole, raccontare i sogni, inventare un mondo che non c’è, perché quello sguardo negli occhi di un bambino si illumini di speranza e di orizzonti, perché possa addormentarsi contento, perché, e lo sai, ascoltandoti, ci credi un po’ anche tu e il mondo ti sembra più vivibile, ti sembra quasi di poter trovare quella tasca segreta che nasconde il senso della tua vita, che conserva il vero grande amore che hai sempre cercato, quella tasca segreta nella quale ti infileresti volentieri per non uscirne più.
Lo sogniamo sempre, lo invochiamo spesso come se fosse un miraggio lontano, ma tutto il resto della nostra vita comincia oggi.
Vivere e non sopravvivere, i piccoli grandi sogni si realizzano esistendo.
Nessun sogno è troppo grande. Se lo fosse, non sarebbe un sogno.
Quando era pronto per il suo ennesimo dipinto, tutto per lui diveniva rituale, la scelta dei pennelli, dei colori, e della tela, perché sapeva bene che nel suo lavoro come nella vita, sono i particolari che fanno la differenza. I suoi colori, erano caldi e sapevano toccare le corde del cuore di chi avrebbe visto quelle opere, del resto come tutti gli artisti mirava a raggiungere l’anima delle persone.