Paolo Mantovani – Sport
Prima della partita la signora Mantovani spiega: “Soffrirò oggi comunque; se perde il Genoa perché sono genoana, se perde la Sampdoria perché mio marito torna a casa distrutto e lo devo consolare. Lei immagini…”.
Prima della partita la signora Mantovani spiega: “Soffrirò oggi comunque; se perde il Genoa perché sono genoana, se perde la Sampdoria perché mio marito torna a casa distrutto e lo devo consolare. Lei immagini…”.
Se vuoi vivere la vita la devi vivere con il calcio, sennò, secondo me, la vivi a metà.
Prendere la patente di allenatore non fa di te un un buon allenatore, è come se la patente di guida facesse di te un buon pilota.
Correre verso nessuna meta, verso l’immensità della natura in compagnia del basico istinto per la sopravvivenza. Correre col vento sul viso, e il Sole alle spalle. Correre senza pensieri, senza impegni, senza orologi, senza smartphone, chiavi o denaro nelle tasche. Correre senza scarpe, senza nessuno. Libertà.
La sensazione che si prova mentre si corre proviene dalla fusione della mente, dello spirito e del corpo.
Siamo “bianco neri”. Siamo bianchi come la luce e neri come il buio in cui vi abbiamo per l’ennesima volta lasciato. Un campo spesso contestato, un nome spesso storpiato: da Juventini a “rubentini”. Ma in realtà nessuno è santo. Siamo a 33 e in questo bellissimo caso, amici miei, comunque giri quel numero, sempre 33 sono! Chiamateci come volete, disprezzateci. Mentre voi parlate, divorati dalla rabbia, sperando in un affondo noi trionfiamo per la 33esima volta alla faccia vostra. Ne esistono di colori, ma qualsiasi altro colore che non sia “bianco nero” è bello da ammirare solo nell’arcobaleno, nelle emozioni e nelle sfumature di un tramonto. Ma su un campo di calcio, sempre e solo “bianco nero” sia.
Il portiere indossa uno sgargiante maglione nero.