Silvia Nelli – Stati d’Animo
Io non solo non mi sento migliore di nessuno, ma prima di permettere a qualcuno di farmi sentire peggiore ci penso. Soprattutto se chi vuol farmici sentire è qualcuno che di “migliore” non ha niente.
Io non solo non mi sento migliore di nessuno, ma prima di permettere a qualcuno di farmi sentire peggiore ci penso. Soprattutto se chi vuol farmici sentire è qualcuno che di “migliore” non ha niente.
Le persone si cercano quando insieme trovano un punto in comune chiamato “serenità”. Questo fa sì che si cerchino sempre, perché uno arricchisce l’altro. È qualcosa che lega profondamente e che senza rendersene conto li fa percorrere lo stesso cammino spesso anche per sempre.
È difficile ricominciare e ancor più difficile accettare la “fine” che è sicuramente il primo grande passo verso il nuovo inizio. È difficile dimenticare e altrettanto difficile perdonare, se non quasi impossibile concedere quest’ultimo gesto. Quando sei ferito dentro e in modo profondo non puoi perdonare e nemmeno dimenticare.Puoi solo accettare che nella vita ti imbatterai in persone meritevoli di te ed altre che è bene lasciare dietro!
Mi sento “bella” quando ricordo a me stessa tutte le lacrime, tutti i sorrisi e tutti quei fottuti momenti pieni di rabbia e delusione. La bellezza che avverto non è quella fisica, ma la forza che mi accompagna da sempre.
La dignità non si perde per amore, ma per mancanza di amore verso sé stessi.
Mi sono sempre chiesta: ma tra milioni di persone, proprio a me tu dovevi capitare?
Ho l’autunno in testa. Il cuore secco, i seni senza gemme. Dritta, a dar le spalle al mondo, ché davanti agli occhi voglio solo il cemento del muro che fa da ostacolo a tutti. E me ne sto con i colori caldi che sanno di terra e di radici troppo spesse per andar bene alle nuvole che stanno così in alto a librarsi tra l’ineffabile ed il futile e con i pezzi di cielo incastrati a dare il senso della sospensione. E me ne sto faccia al muro, in castigo per le colpe che mi fanno da drappo logoro, ma appiccicato come seconda pelle, come cucito con un’imbastitura rozza e di pessima sartoria.