Carlos Ruiz Zafón – Stati d’Animo
Quando il corpo è ferito la mente non tarda a deviare dal cammino.
Quando il corpo è ferito la mente non tarda a deviare dal cammino.
Ho abitato dentro illusioni di felicità perdute e sogni infranti.Ed ho corso… tanto. Che poi non riuscivo mai a raggiungere quello che rincorrevo, ma com’era bello sperare di riuscire ad afferrarlo.Ed ho sognato. Ho sognato di costruire mura di cartone intorno a me, che se non bastano a difendermi e proteggermi almeno posso nascondermici dietro.Nonostante tutto non ho mai pensato di arrendermi, mai!Perché chi si sente sconfitto prima ancora di cominciare una battaglia, ha già perso in partenza.
L’angoscia è solo una lacrima che cade ai miei piedi, scivolando sui ricordi dell’altro ieri.
Mi piacciono le persone che profumano di serenità, che anche se va tutto storto, in un taschino trovano motivo per sorridere. E se ogni cosa va a rotoli, essi ci formano dei fiori. Sono sempre un po’ bambini, hanno l’anima soffice e il sorriso che avvolge. E irradiano colori, e bene, e mani da stringere. A loro riesco a dar poco, ne son sicura. Ma a me, certe persone, quelle persone, donano un mondo intero.
La solitudine è la faccenda che l’uomo possiede di più nobile.Non può essere condivisa con nessun altro, e ti tiene compagnia ogni qual volta tu lo voglia.Anche senza voglia.Ma sta di fatto che è l’unica cosa che si può possedere pienamenteaccessibile a tutti,una ricchezza povera ma nel tempo stesso ricchissima silenziosa euforica e triste, come l’animo umano sfumato di un’immensità di colori variegati e non ti da nemmeno la possibilità di essere barattata.
Quando avverti dentro il tuo cuore come un boato che assorda i sensi e ti distoglie dal tuo mondo, sei sulla nuova strada a viaggiare nei labirinti dell’anima con la valigia colma di fragranze ancora da esplorare.
Si pensa che attraversare il “grande freddo” sia un viaggio come un altro. Che quel “biglietto” di sola andata non faccia paura. Si pensa di non avere bisogno di niente e di nessuno. Ma si sbaglia, sai? Si viaggia da soli in mezzo al freddo, nascono le paure che non sapevi di avere. Le certezze vanno a farsi “fottere”. E tutto è così maledettamente difficile e complicato. La speranza di un po’ di pace non ti basta, non sazia la tua consapevolezza del dopo, perché di “quel dopo” non sai che fartene. Quel salto di “dimensione” è un salto così difficile da compiere, anche con “la freddezza della serenità”. E non ti basta neppure credere in Dio, o sperare che ci sia un Dio ad accoglierti alla fine di quel viaggio, per renderlo un “viaggio accettabile”. Perché “quella fermata” non è accettabile. E quel cuore sterile vorrebbe battere di nuovo.