Giovanna Veres – Stati d’Animo
Il silenzio che ho dentro di me mi spaventa più di un uragano…
Il silenzio che ho dentro di me mi spaventa più di un uragano…
Fatta di fiori e rami, ché la carne mi cade per strada a brandelli sotto i colpi della vita. Sono la mia natura selvaggia, la mia soglia matrigna, l’indisponente, l’odiato, lo scherno, l’invidia per braccia e gambe che gesticolano e camminano normalmente. Ho le stampelle attaccate agli occhi per non cadere difronte alle immagini mentali che proiettano ricordi e li introiettano ancor più, relegandoli su un letto antidecubito, ché troppe volte mi hanno lacerato, aprendo le piaghe nella membrana sottilissima di emozioni e memoria. Profumo d’essenza di fiori di loto e ninfee sul pelo d’acqua di stagno che genera muschio sulle pareti umide di archetipi immaginifici, astratti, confusi.
Conoscerti è incontrare un’immagine senza tempo e senza passato, in un mondo sordo ai richiami che sembra riderne attraverso la mezza luna bugiarda di un cielo lucido di lacrime. La notte ti culla in una pennellata di blu e tu steso in contro alle stelle scaldi con un sorriso il vento impaziente che venga il sole. Trasportate dall’infinito cadono le ore sulle tue mani mascherando l’incertezza del nuovo giorno e le dita scivolano lente tra le corde, riflettono tra due accordi di silenzio, tremano poi dove forse tutto ha senso.
Non mi accontento mai, ne voglio sempre di più, di te sempre di più!
Solo quando sono sfiorato gentilmente dall’inquietudine, conseguo a percepire quanto rumore fa il silenzio della tua assenza.
Odio la fretta: abbozza i contorni e sfugge i particolari.
Credevo di essere forte e invece non lo sono perché ho paura di affrontare il futuro e le sofferenze che ho sopportato non possono essere una giustificazione.