Daniele De Patre – Tempi Moderni
Una volta sorridere era normale. Oggi se lo fai sei scemo.
Una volta sorridere era normale. Oggi se lo fai sei scemo.
Per favore smettiamola. Smettiamola di prenderci tutti in giro con Facebook, Whatsapp e stronzate varie. Smettiamola di pensare che un “mi piace” sia più importante di un “ti voglio bene”, che un messaggio “chilometrico” sia più emozionante di una lettera scritta a mano, con indirizzo, città e francobollo. Abbiate le palle di andare di andare dalla persona che vi piace, dall’amico con cui avete discusso, dal genitore deluso, e parlate. Cazzo, parlate. La bocca, gli occhi, le mani non servono per digitare o guardare uno schermo, servono per baciare, guardare, toccare. Basta volerlo. E smettiamola di prendere sempre la strada più semplice con un messaggio, un cuore in bacheca e cavolate varie. Smettiamola. Apriamo gli occhi e allontaniamoci dalla monotonia e dalla banalità. Guardiamole le persone. Negli occhi.
Se la scuola uccide, fidatevi: è perché la quinta vi da il colpo di grazia.
Urlare, sbraitare, agitarsi, però certi silenzi sono capaci di fare molto più rumore, tanto sono “assordanti”.
Voler cambiare le cose è prerogativa di chi non dorme camminando. È così facile accorgersi delle cose che non vanno che sarebbe un delitto non intraprendere crociate contro i soprusi della società.
Ricordo ancora con immensa tenerezza quando si comunicava, non si digitava, quando si aprivano le lettere e non le notifiche, quando si corteggiava con lo sguardo e non con un “mi piace”. Ci sono emozioni che andrebbero preservate come specie protette.
Il vero pericolo, nelle città moderne, è sentirsi sconosciuti persino a se stessi.