Asia Paglino – Tristezza
Avrei potuto spaccare il mondo intero, se solo anni prima qualcuno non avesse spaccato me.
Avrei potuto spaccare il mondo intero, se solo anni prima qualcuno non avesse spaccato me.
La delusioni più grandi non sono seguite dalle parole, ma dal silenzio e dal dolore.
Mi sento come intrappolato in uno di quei films muti in bianco e nero di ormai tanti anni fa. Claustrofobicamente rintanato in una canzone straziante sull’amore, che si ripete, cosi come il dolore che ci sta dietro. Come bloccato da ore allo stesso livello di un videogioco dannatamente complicato. E non essendo io uno dei fratelli Lumière, Frank Sinatra o Donkey Kong, non so davvero come uscirne.
Ho la malinconia incastrata nelle costole. Quel genere di malinconia che non ti blocca il respiro perché hai il magone, ma ti indolenzisce le ossa perché parte dallo stomaco. Puoi respirare, ma ogni respiro è uno sforzo, una fitta. Lo sforzo di evitare di piangere, ché tanto sai che sarebbe inutile. Ed immeritato. Perché sono lacrime che non ti meriti tu né tantomeno chi le ha provocate.
Sorridere non significa essere “felici”. Ci sono sorrisi che nascondono “cicatrici”.
Trovare la tua vita nel mondo ed essere ricambiati succede nella maggior parte dei casi. Bè non nel mio!
Lacrime silenziose, che nessuno mai vedrà e che nessuno mai riuscirà a capire, sono quelle che fanno più rumore, che ti spaccano il cuore in due e lasceranno una ferita che per sempre rimarrà indelebile.