Michelangelo Da Pisa – Tristezza
Non v’è prigione più angusta di un’ossessione.
Non v’è prigione più angusta di un’ossessione.
Questa esistenza non s’intona affatto alle mie fantasie, mi mimetizzo nella consuetudine, aspettando il momento giusto per tendere un agguato all’eccezione.
La luna splende di luce riflessa, ma incanta d’amor proprio.
Solo chi arriverà alla vetta con le mani sporche, lacere e sanguinanti saprà vestirsi di umiltà nel raccontare un’emozione, tutti gli altri si vanteranno del panorama con chi vive in pianura.
Dicono che il Natale si trascorre con i chi vuoi bene, e allora perché io sono qui solo? Che mi sento solo e triste.
A volte mi sento come il sole quando è offuscato dalle nuvole; perché non riesco a irradiare il mio calore e il mio sorriso a chi ne avrebbe bisogno.
Proprio perché ho la capacità di vedere quanto sia straordinaria la vita, odio le sere come questa, in cui non mi è concesso di vivere. Urlo solitario, mi arrabbio e sento un crampo fastidioso nello stomaco, ora che capisco, con tutta la mia anima, cosa significhi non esistere.