Lev Nikolaevic Tolstoj – Uomini & Donne
Non c’era bisogno di chiedergli perché fosse lì. Era certa, come fosse lui stesso a dirglielo, che era lì per essere dov’era lei.
Non c’era bisogno di chiedergli perché fosse lì. Era certa, come fosse lui stesso a dirglielo, che era lì per essere dov’era lei.
Sono sempre io, la ragazza di sempre. Tanto sensibile, delicata, a volte dolce e volte permalosa. Aggressiva quando occorre, sincera e spietata. Una ragazza di cuore che ci mette sempre passione, e amore. Crede in quello che fa. Ama fare sempre di testa sua, anche se qualche volta (solo qualche volta) ascolta consigli. Da l’anima anche a chi non la merita, sa perdonare, ma non sa dimenticare. Spezzata, tradita, delusa dalla vita e dalle persone. Ci mette un po per riordinare il cuore, per ripartire, per andare avanti. Ci mette un po per mandare giù i bocconi amari ma poi ritornano sempre dentro di lei come un ricordo indelebile, come una ferita che non si rimargina mai. Perché quello che vive gli si incastra nell’anima come pezzi di vetro finissimo. E se qualcuno ci prova a curare quelle ferite, dovrebbe avere il coraggio di non fargliene altre. Perché una ferita fa male. Due sono letali.
I peggiori tra gli uomini ottengono sempre un elogio, alla fine della vita: inciso su una pietra tombale.
Vorrei essere un’iena, addentrarmi nei sepolcri e pascermi delle ossa dei morti. A questo mondo io non vedo che teschi e stinchi. Se una donna mi bacia, io non sento che freddo; se mi sorride, vedo i suoi denti a muoversi senza gengive, minacciando di uscire di bocca; se mi abbraccia, non ho che la sensazione di un corpo stringente e pesante come la creta.
L’unico modo di comportarsi con una donna è di fare l’amore con lei se è bella, e con un’altra se è brutta.
Il matrimonio è il prezzo che gli uomini pagano per il sesso; il sesso è il prezzo che le donne pagano per il matrimonio.
Non ci sono più gli uomini di una volta; ma neanche donne. Sempre più uomini nascono in un corpo da donna, e sempre più donne nascono in un corpo da uomo. Che il buon Dio si sia confuso con l’impasto?