Scyna Suffiotti – Viaggi e vacanze
Lei era una viaggiatrice, anche quando sembrava assorta, ferma seduta nella sua sedia, lei viaggiava.
Lei era una viaggiatrice, anche quando sembrava assorta, ferma seduta nella sua sedia, lei viaggiava.
Come quando dopo un volo estenuante atterri e aperto il portello la forza del mare s’infrange su di te con quell’aroma di salsedine e di fresco, armonizzato dal suono squittente dei gabbiani che bisticciano con le voci calde e accese dalla passione dei pescatori che approdano all’imbrunire, e il caldo abbraccio del tepore. Ecco, è così che vorrei sentirmi.
Vacanza [1]: la mancanza di qualcosa, che comporta un’incompletezza solitamente temporanea. A riguardo gli antichi parlavano di “orror vacui”, intendendo con ciò la tendenza della natura a riempire tali vacanze.Vacanza [2]: quando non sai perché parti, non sai dove vai, non sai quando arrivi, non sai come torni.
Si può partire pur rimanendo ben saldi a terra, e questi sono i viaggi migliori.
La felicità non è nell’essere arrivati alla meta, ma è nel camminare verso la meta.
I dintorni di Reggio sono in genere molto deliziosi e non si vedono che campagne coperte di gelsi, aranceti, limoneti, vigneti. La maggior parte della seta che si produce in Calabria si coltiva in questi luoghi; Reggio ne vende per ottantamila libbre all’anno.
Viaggiare c’è a chi piace e a chi fa star male, tutto dipende se si viaggia per divertimento ma l’emigrante di questo non è contento e di certo lo fà con la morte dentro. Partire, tornare, ripartire e ritornare ancora è un’odissea che cresce d’ora in ora. La necessità gli mette in mano la valigia, oltre l’oceano lo fà arrivare e non è solo per l’Estate o un periodo di ferie, spesso dura per tutta la vita.