Giulia Panzacchi – Vita
Ma la vita, dopotutto, è poesia. Può essere banale sublime tragica o leggera… ma ogni poeta ha in mano una penna e scrive la sua.
Ma la vita, dopotutto, è poesia. Può essere banale sublime tragica o leggera… ma ogni poeta ha in mano una penna e scrive la sua.
Siamo sempre ad aspettare l’occasione giusta che ci porti al di la di ogni comprensione, sensazioni e sentimenti contano al di fuori di ogni dubbio o ragione, spesso valutiamo non dando ascolto alla realtà, cerchiamo di sorvolarla senza calcolare alcun rischio, quello che voglio è solo essere libero di fare ciò che mi piace senza pensare ai contro, ma solo ai pro. Mi faccio trasportare dai sogni, cercando di ricordare i momenti in cui non esistevano barriere ma solo strade da conoscere e percorrere senza sapere cosa ci sia dietro l’angolo, dobbiamo essere sempre in cerca di una condizione migliore che ci porti a scoprire nuove strade.
Sapete quella voglia di andarvene da tutto e tutti? Si quella voglia che alla fine è una paura. Vorresti scappare da tutto ricominciare una vita in mezzo a persone che non sanno nulla di te e nulla del tuo passato, anche se tu il tuo passato non puoi proprio cancellarlo. Il passato è una malattia che ti perseguita, una malattia da cui non si può guarire.
A volte penso che la vita andrebbe vissuta con più leggerezza senza porsi tante domande alla ricerca di risposte inutili. Vivere un giorno alla volta sottraendo il pensiero dalla schiavitù di un tempo che non ci appartiene e che probabilmente non sarà mai come temiamo o speriamo. Imparare a scorgere la vita nascosta in ogni istante di un tempo che inesorabilmente sfugge agli occhi della mente ma non ai battiti del cuore.
Coppia di fronte a un bianchino, anonimo vino, frizzante anidride. La vita.. che buffa cosa, ma.. se lo dici nessuno ride.
Ed era quel momento quello che preferivo io. Amavo il leggero suono dell’aria quando piano piano, a voce sempre più bassa se ne andava la musica e noi potevamo tornare a respirare i nostri passi scanditi da un qualcosa di strano. Mi veniva la pelle d’oca quando potevo respirare aria pulita e da buon schiavo della natura, facevo si che essa sorpassasse il rumore delle mie sofferenze con i propri mormorii.
Mi piace assaporare il fruscio stridulente di chi pensando di non far rumore urla rabbia, invidia da ogni poro. Mi piace ascoltarlo mentre sorridendo passo e proseguo felice. Lasciando dietro me chi non si rende conto che mentre perde il suo tempo in vane e stupide e mediocri tattiche per dannarti, tu prosegui e vai avanti. Tu concludi, concretizzi, loro restano polvere e invecchiano logorati nella loro stessa ombra.