Publio Virgilio Marone – Vita
Bisogna rispettare il dolore che non ha parole, il diritto che non ha difesa.
Bisogna rispettare il dolore che non ha parole, il diritto che non ha difesa.
Avevo spalancato la porta, invitando tanti ad entrare, credendo di aver accolto nel miglior modo possibile. Ho apparecchiato, ho fatto accomodare, ho servito, ho fatto trovare pietanze. Sarà poco, ma più di questo non sono in grado di fare. Adesso mio malgrado, la porta è stata chiusa. Sono rimasti pochi commensali: buon appetito…
Le parole in determinati momenti possono essere dei fatti.
Odoro tutto ciò che mi circonda ma non sento da tempo aromi e profumi, solo guano che dà nausea.
Non è la vita Che fa schifo, ma il modo delle persone di affrontarla.
Ho imparato a fregarmene dei pareri di troppo, quelli da parte di chi pensa di sapere tutto. Perché adoro le ore passate insieme a chi neanche sa cosa voglia dire spettegolare, sminuire. Felici con poco, sdraiati tra l’erba alta di un prato fuori città.
Danzare tra la pioggia aspettando il sole, vivere il buio per rivedere il giorno. Giocare con i ricordi e trasformarli nuovamente in sogni, inventare nuovi colori per dipingere una nuova vita. Guardare le cose vecchie con occhi nuovi per dar loro nuovi significati e ricordarsi che nasciamo piangendo, ma non moriremo ridendo. Guardasi indietro e non riconoscersi è peggio che guardarsi allo specchio e domandarsi chi sei, amare senza chiedersi perché. In definitiva la vita sarebbe più semplice di quello che è, se cedessimo alle resistenze che ci percorrono, se cedessimo e non dimenticassimo per un’istante, un solo istante che ognuno di noi, potrebbe essere l’artefice della vita di qualcun altro.