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  • Alessandra Dessi – Vita

    Cieli perlati e profumo di libri raccontati da un vecchio saggio, stare all’ombra e in disparte per vedere nascere la primavera, raccogliere attimi e respirare la luce della luna che si specchia in un mare di esuberante profondità. Ho aspettato e le risposte sono arrivate da un coniglio parlante che rideva sopra un altalena di sogni che possono davvero volare se ci credi. Il vento mi sfiora i capelli e il profumo della mia pelle mi ricorda le dolci corse sui fiumi di cristallo. Non voglio più far finta di ascoltare il rumore dei miei pensieri perché tutto, ogni parola detta, ogni gesto fatto nel bene e nel male ritorna indietro a mostrare ciò che sono, realmente, e allora se non lo farò non potrò più abbracciare il sole perché la luna vedrà i miei occhi e capirà che il mio cammino non è stato vissuto secondo le mie scelte e secondo ciò che volevo ma secondo le scelte e ciò che volevano gli altri. E allora che vita è? Devo urlare per quanto è possibile e lottare perché anche la più piccola luce non si possa mai spegnere.

  • Domenica Borghese – Vita

    Anch’io sono libera di scegliere come vivere; potrei optare di mettere zizzania, essere disonesta, fregare chiunque, calunniare, sfruttare ogni situazione a mio favore in sfavore di tutti, ma sarei una totale delusione, la mia vita sarebbe un inganno. Io sono veramente viva nella libertà che mi dà la verità.

  • Andrea G. Pinketts – Vita

    Due parole. Giusto per uscire da un casino e infilarsi in un altro. Due parole, tipo “Ti amo”, dette controvoglia alla persona sbagliata o alla persona giusta che in quel momento non ne ha voglia. Due parole che possono pesare come due macigni rotti di cui ci si dimentica l’inevitabilità dei conseguenti sassolini. Due parole, le giuste due. Quelle che chiudono un discorso che non avrebbe meritato di essere stato aperto. Due parole per prendere le distanze dalle circostanze. Due parole per uscire da un tamponamento a catena, appiedato, e guarda un po’, solo sulle tue gambe. Il problema è che quelle due parole non escono mai al momento giusto. Ti tempestano i rimorsi e i rimpianti perché non sono state tempestive. Si ricomincia, signori, con poca sintesi e molta enfasi quando le due parole si moltiplicano. A questo punto, giustappunto, è meglio andare a capo. A capo di una situazione imbizzarrita ma non imbrigliabile. A capo e sul dorso di una vita che si rivela un cavallo di razza tanto più è incrociata. Un cavallo a un crocevia. Questa è la soluzione. Un cavallo piazzato improvvisamente spiazzato da tutte quelle croci che se ne vanno via. Due parole: “Vado via”. Mi correggo: “Forse torno”.