John H. Bangs – Acqua
Benché l’uomo sia già composto per il novanta per cento di acqua, gli astemi non ne hanno ancora abbastanza.
Benché l’uomo sia già composto per il novanta per cento di acqua, gli astemi non ne hanno ancora abbastanza.
La parola è come acqua di rivo che riunisce in sé i sapori della roccia…
Tu che mi sentivi. Tu che mi hai sentito. Perché non canti più per me. Siamo così distanti. Eppure il mio grido ti arrivava. Lo sentivo dentro di te. Ora è un eco che si disperde nello spazio tempo. E io danzo e canto ancora per te. Vorrei che mi toccassi ed esplodessi nella mia scatola di cartone. Anche le stelle ci provano. Tentano in ogni momento. Poi muoiono. Ma non smettono. Non desiderano altro. Puoi biasimarle. Ti scaldano e ti illuminano, ti illuminano e ti scaldano. E tu le ami. La sete ti sfinisce. Perché non ti disseti. Una brocca d’acqua nell’oceano. Ti acceca come un faro nel nero buio. Cammini sulle orme della gente che fu. Il sole non le tocca. E sono gelide e buie come una caverna di ghiaccio. È una lingua dura e secca. Ma sente ancora il sapore dell’acqua.
Il mare, il suo odore, ho un mare dentro, e arriva quando sembra andato via.
L’acqua è un elemento bello quanto pericoloso e temibile.
Chi non beve vino che patisca la sete.
L’acqua chiara rende pure le nostre anime, l’acqua torbida le imputridisce.