Antonio Papi – Anima
Io ti amo, tu mi ami, noi ci amiamo, poi le anime mai si sono abbracciate.
Io ti amo, tu mi ami, noi ci amiamo, poi le anime mai si sono abbracciate.
La solitudine è una compresenza – spesso inscindibile – di voluto e immeritato.
Se è vero che abbiamo l’anima, quella di chi è felice si deve allargare e allungare e viene fuori dal corpo come un elastico e rimanere così fuori perché ha tante cose da provare, tanti sentimenti da accarezzare e tante voci da ascoltare. Si fa amare e si fa coccolare come i bambini viziati ed è anche parecchio egoista perché sa che non potrà starci in eterno là fuori a godersi quel cielo e quelle nuove e quel colore che pochi sanno chiamare con il nome giusto, il nome giusto per un colore. Il nome giusto per un viso, per due occhi e per un sorriso. Solo quello conta. Un elastico prima e poi deve tornare.
Il “pianto” è il rumore dell’anima che resta quasi sempre in silenzio.
Distratta vedo l’ombra di un passante… mi scosto e gli regalo l’orizzonte.
Quando si spengono i motori dell’anima si spengono le luci, le voci, le parole e la persona stessa.
L’amore può salvarci l’anima, o dannarla per sempre.