Miguel de Cervantes y Saavedra – Cielo
Nessun limite eccetto il cielo.
Nessun limite eccetto il cielo.
Ma intanto la noce [una noce di nuvola, è detto prima] aveva partorito e svolto il più nero e feroce nembo che si vedesse da un pezzo in qua. Parve che si avventasse direttamente sul campanile, unico desto in quella vasta calura pomeridiana sprovveduta, per soffocarvi la squilla. Ma lì fu respinto, inzeppato su sé medesimo come un furioso che venga a scontrar la corsa e la rabbia su due saldi pugni. Di steso ch’era, crescente ad aduggiar cielo e terra, ribollì come la risacca del mare, rifluì e impennò il suo precipizio in una colonna da sfondare il firmamento.
Il sole muore insanguinando il cielo.
Se si potesse, vorrei scrivere nel cielo tutti i miei sogni e dopo anni vederli…
Guardo distratto il cielo, cerco fra le stelle nuovi sogni e realizzo che una nuova era non tarderà ad arrivare.
Luna e stelle… un binomio luminoso per un cielo favoloso!
È troppo bello poter pensare, volando tra fogli di carta colorati di cielo.