Agostino Degas – Vita
La vita è bella, perché ogni giorno ricomincia. E ciascuno ha i suoi colori, la sua musica, i suoi profumi. Le sue opportunità. Ogni giorno ricomincia e ci offre la possibilità di iniziare ad essere noi stessi.
La vita è bella, perché ogni giorno ricomincia. E ciascuno ha i suoi colori, la sua musica, i suoi profumi. Le sue opportunità. Ogni giorno ricomincia e ci offre la possibilità di iniziare ad essere noi stessi.
C’è un tempo per vivere ed un tempo per scrivere. Scrivere, ritengo sia ripercorrere parte della propria vita analizzandola, ma il troppo scrivere ruba il tempo alla vita stessa. Si rischia di restare invischiati in un meccanismo che porterebbe allo scrivere solo fine a se stesso. Allo scrivere del nulla o ripetere infinitamente gli stessi concetti, magari in modo diverso ed elegante, ma che fondamentalmente ritengo inutile. Ora, riprendo a vivere pienamente, deposito la penna sino a che non mi sentirò di tirare le somme sul mio nuovo vissuto, ma forse, se e quando questo accadrà, potrà essere che lo trasmetterò facendolo trasudare da un pennello su una tela, oppure rompendo i timpani a chi avrò accanto con una chitarra elettrica!
Più il tempo passa più inizi a vedere le persone per come sono e non per come voleva far credere d’essere.
A volte basta un sorriso a riempire la tua vita.
Non c’è un segreto della vita. Il fine della vita, se ve ne è uno, è quello di andare sempre alla ricerca di tentazioni. Non ce ne sono abbastanza: mi capita delle volte di passare un’intera giornata senza imbattermi in una sola tentazione. Fa davvero tristezza la cosa, fa tanto temere per il futuro.
C’è molta gente in cerca del suo posto felice, come lupi affamati di serenità, bisognosi d’essere amati, sostenuti, anime insaziabili di felicità. Le incontri, le osservi per le vie della città e il cuor mio barcolla disperato impotente perché io sono uno di loro e inerme impotente osservo le ingiustizie che non da tregua a queste anime sole, già afflitte anime sole, tristi, le riconosci da lontano perché vivono a testa bassa.
Sì, sono morto, sono tornato. Ho imboccato la luce, carezzava le membra nello stretto cunicolo lucente. Ho librato fuori dal tempo nella luce placato dall’ineluttabile destino. Scia di luce ch’è vita bisognosa di vita per vivere. Volevo abbracciarla migrare con lei nella pace. Il fondo non era chiaro un cerchio catramoso ribollente color pece maleodorante. Il mio volto in un gorgo sorride. È molto più chiara la falsità di quel sorriso che la luce divina. Indosso le ali d’angelo appena donatemi, fuggo dal sentiero lucente. Ho bisogno ancora d’un po’ di tempo.