Alda Merini – Tristezza
Un foglio bianco, molta solitudine, qualche strappo al cuore e forse una guerra o due.
Un foglio bianco, molta solitudine, qualche strappo al cuore e forse una guerra o due.
Manca poco ormai… la mia discesa nel buio più profondo, nello sconforto più totale, è quasi arrivata a destinazione. È un cammino che ti morde dentro, che ti lascia senza speranze, che ti consuma lentamente, poi verrà la rassegnazione, il sentirsi ancora una volta un corpo estraneo al mondo. Infine, la faticosa risalita, l’accantonare dei sentimenti, l’annullamento della propria anima a scapito di una parvenza di serenità, senza guardare in faccia a nessuno, fregandosene di tutto e tutti, facendo del cinismo il compagno di viaggio prediletto fino a quando il cuore tornerà a vivere, fino a quando un raggio di sole tornerà a scaldare, fino a quando un sorriso porterà la gioia.
Mi mancava il suo respiro sul collo, le sue dolci labbra che si appoggiavano delicatamente sulle mie, le sue frasi che mi facevano sentire unica, e ora tutto questo è solo un ricordo, non troppo dolce, perché ora è il ricordo più triste che ho.
Collezionista di delusioni, ecco cosa sono io, le metto accatastate una sopra l’altra, le guardo e penso che primo o poi dovranno finire, perché io non riuscirò a contenerne un numero indefinito, rischierei di convincermi che è l’unica cosa che sono brava a trovare.
Le nostre ferite sono spesso più profonde di quelle degli altri, o almeno, questa è la nostra pretesa.
Perché una ferita profonda si rimargini ci vuole tempo e solo tempo!
Ho silenzi pieni di mille, urlanti parole. E sentimenti trattenuti. E lacrime mischiate a dolore. Domande sospese. Attese. Ho nel cuore più di ciò che esprimo con gesti e parole. E lascio che sia il tempo a sciogliere nodi, a ristabilire le cose.