Alexandre Cuissardes – Morte
Ogni giorno inutile che regalo a me lo tolgo a chi dalla mia fine deve ricominciare.
Ogni giorno inutile che regalo a me lo tolgo a chi dalla mia fine deve ricominciare.
Il pensiero della morte genera l’angoscia di chi è costretto a sapere che l’evento si realizzerà, ignorandone il come, il quando e soprattutto il perchè.
Cosa c’è di più comune e di meno comune della morte. Muoiono tutti, ma ogni volta che muore qualcuno che conosci è come se fosse capodanno. Un capodanno alla rovescia. Un capodanno in cui ricacciare lo spumante nella bottiglia e forzargli dentro un tappo perché, se non la vita almeno la morte, abbia un senso.
Tutto è precario nella vita terrena, le cose, le persone non sono mai veramente nostre, non le portiamo con noi quando passiamo nell’aldilà. Siamo solo noi stessi e basta, e forse lasciamo un vuoto a chi ci ha amato davvero.
L’attesa straziante, poi la chiamata, la mia faccia sconvolta, sembravi una farfalla con un’ala spezzata.No, non cadere, almeno non ora qui c’è bisogno, di te, ancora.No, non andare. Io voglio sperare che un giorno da te possa tornare. Poi quando la vedo, non posso più sognare, lei per mano ti prende e lontano da me ti vuole portare! “Ti chiedo ancora, quei 5 minuti che prima di ora son stati scontati, ti chiedo soltanto di lasciarla andare, al posto suo, io, potrei andare” ma lei non mi ascolta e passando impettita, con falce e una torcia, la vedo, sbiadita.No, non andare, non posso più sperare. Ora devo gridare tutto questo male, che mi logora dentro come un animale.No, non andare, non mi lasciare.Qui sola al buio… Io non so più camminare!
Non so se sia meglio una vecchia vita da sopportare o una vita nuova da provare.
Come vorrei essere lo immagino, come sono lo vivo e lo pago.